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domenica 17 aprile 2016

IL REFERENDUM

Mi ero ripromesso  di non scrivere sul referendum prima della apertura dei seggi elettorali perchè ritengo che un blogger debba lasciare agli organi istituzionali e ai media l'attività di informare i cittadini circa i termini delle questioni. Ne parlo adesso a metà giornata; hovotato alle 14,30 alle scuole elementari di Busto Arsizio ed ho votato NO.
Ho votato perchè ritengo che le conquiste democratiche non debbano mai essere sottovalutate e i diritti democratici sempre esercitati ma ritengo la richiesta di questo referendum sbagliata per i seguenti motivi:
- l'Istituto del referendum, previsto e disciplinato dall'articolo 75 della Costituzione, va utilizzato - a mio avviso - per sottoporre al giudizio diretto dei cittadini temi di di grande importanza qualificanti per definire le caratteristiche della democrazia di un Paese. Monarchia o Repubblica? Matrimonio con certe caratteristiche si o no? Aborto sì aborto no? Italicum si, Italicum no
 
- utilizzarlo per temi di evidente minore impatto comporta  due conseguenze: non si raggiunge mai il quorum, e quindi si spendono notevoli somme di denaro pubblico inutilmente. Si allontanano ulteriormente  dalle Istituzioni i cittadini che hanno una reazione di irritazione al vedersi sottoposti quesiti tecnici di difficile comprensione che dovrebbero essere affrontati e riso
lti dagli organi previsti dalla democrazia rappresentativa.
 Prevedo una percentuale di votanti intorno ad un terzo e quindi lontanissima dal quorum
Ho votato no, perchè
Ho votato no perchè ritengo che le scelte, in tutti i settori, debbano avvenire su basi non solamente ideologiche ma che tengano conto delle realtà concrete. Tutti siamo d'accordo che si debba perseguire con decisione la strada delle energie rinnovabili (e qui sì che ci sarebbe da aprire un approfondito dibattito sul perchè,ad esempio, le pale eoliche presenti in gran numero in Sicilia siano sempre ferme o sul perchè la produzione di energia dal solare sia da noi ancora  non in linea con quella dei Paesi nordeuropei) ma resta il fatto che - per ora- abbiamo bisogno di gas e di petrolio, e ne abbiamo poco, per cui far cessare l'attività delle piattaforme in attività (ricordo che si tratta di quelle a mare e che di nuove concessioni non si parla) prima del loro esaurimento significa perdita di alcune migliaia di posti di lavoro e di rinuncia ad utilizzare risorse che si hanno.
Vorrei inoltre sottolineare che l'ENI non è più quella di una volta,che ci sono economie gigantesche come la Cina affamate di energia, che la Libia è nelle condizioni che tutti sappiamo, che anche nel quadrante russo/ucraino dal quale ci arriva molto gas, ci sono tensioni ed incertezze, che non abbiamo il nuceare e che importiamo energia elettrica in grande quantità
Quindi puntare con decisione sulla diversificazionedelle fonti e sulle rinnovabili, ma tenere i piedi ben in terra. Quando facevo le elementari, 60 anni fa, dalle campagne circostanti il paese marchigianodove sono nato arrivavano bambini miei coetanei con i "geloni". Non vorrei che si ritornasse a quei livelli.   
Nota: ad un certo punto il computer è impazzito. Ad evitare di perdere quanto scritto con manovre di incerto esito, pubblico così come è 

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