Il 27 Gennaio, giorno nel quale le truppe russe entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz in Polonia, è stato scelto come giorno per ricordare e tramandare alle nuove generazioni il ricordo dell'evento più efferato della storia dell'umanità: l'eliminazione fisica sistematica di un popolo e di alcune categorie di individui giudicati "non idonei". Ancora oggi mi chiedo come sia potuto succedere, ma è successo. E è dovere morale ricordare, riaprire ferite perché l'orrore rimanga vivo e ci si augura sia di monito. Ma ricordare non basta; i nefasti frutti del fanatismo, dell'integralismo, religioso o razziale o di qualsiasi altra natura, sono giornalmente sotto gli occhi di tutti. Sono problemi tuttora reali che vanno affrontati con fermezza e guidati dalla ragione. RAGIONE - RAGIONE - RAGIONE.
Ragionare significa "confrontarsi", "discutere", "conoscersi": è l'unica arma che abbiamo - a mio avviso - per evitare che la storia si ripeta. Mia moglie, nella sua funzione di insegnante di lettere alle medie inferiori, non ha mai mancato occasione per trasmettere ai suoi allievi questi princìpi e questi valori.
Il mio cognome mi fa appartenere ad una famiglia di antica origine ebraica, come si evince dallo stemma che allego, sono legato insieme a mia moglie da stretti vincoli di affetto con una famiglia francese che si riconosce nella comunità ebraica. Penso che la cosa migliore, per ricordare l'olocausto e meditare, sia ascoltare il Kaddish di Ravel cantato da Annie Darmon