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mercoledì 6 gennaio 2016

INIZIO D'ANNO 2016 - IL PUNTO

La ripubblicazione dei due post del 2010 - che vanno letti insieme - ha sollevato un vivace interesse, esattamente come allora. Coloro che si ritengono "non credenti" sono intervenuti alcuni su facebook altri con altri mezzi esprimendo sostanziale pieno accordo con il mio pensiero. Una mia compagna di liceo recentemente recuperata tramite i social ha sinteticamente commentato il "Perchè non sono credente" con un "Non fa una piega". Un altro amico conosciuto perché seguiva il mio corso di economia alla Universiter di Castellanza ha scritto un bellissimo commento che ho pubblicato e mi ha inviato materiale di approfondimento.
In questa sede ritengo utile approfondire il confronto con chi si ritiene credente, in particolare con due persone, Peppino Caielli che ha scritto un commento che ho pubblicato ed un'altra persona con la quale ho scambiato delle mail. Entrambe, pur non conoscendosi, hanno fatto più o meno le stesse osservazioni.
Cominciamo con Peppino, che io stimo e a cui voglio bene, sia chiaro.
a) fede e ragione sono cose completamente diverse, dice Peppino; se dici non credo alla prima domanda anche la risposta alle altre è scontata.
Posso essere d'accordo ma chi è cattolico fa parte di una comunità che si riconosce in alcuni principi forti. Se tu credi in Dio sposi la tesi "creazionista" e non vedo come tu possa convivere con "evoluzionismo"; se credi al Giudizio Universale e alla Resurrezione dei Corpi la tua visione è diversa dalla mia  ecc ecc.
b) questo tuo insistere su temi religiosi, continua, mi fa pensare ad una tua profonda inquietitudine, ad un Cristo che ti sta cercando.
Qui dissento profondamente. Premetto che mi sembrano temi esistenziali più che religiosi. Penso che ciascuno di noi debba fare ogni tanto il punto della situazione, chiedersi quali siano i valori, i principi, le linee guida profondi della propria esistenza. Credere o non credere alla sopravvivenza  cosciente dopo la morte è un tema forte, che riguarda tutti. Aggiungo che man mano si arriva ad un età alla quale il percorso fatto è nettamente superiore a quello residuo, questa necessità si accentua, è logico. Ma io mi sento sereno e, consentimi, mi sembra uno streotipo il Cristo che mi sta cercando.
c) e allora, continua, smetti di "ragionare", lascia perdere per un attimo il tuo splendido cervello (sinceramente un complimento così "flatte" il mio narcisismo, che c'è ma non così accentuato come sostiene mia moglie) e ascolta solo con il cuore. Cristo è un percorso d'amore. E mi consiglia di leggere, o rileggere, la prima lettera di Giovanni. Leggere con il cuore.
Ho riletto, caro Peppino, la lettera e ne escono rafforzate le mie convinzioni. La lettera dovrebbe essere stata scritta intorno all'anno 100, dovrebbe essere coeva all'omonimo vangelo e diretta agli Efesini, pagani dell'Asia Minore convertiti al cristianeimo. Sono stato ad Efeso e sono stato a Patmos dove la tradizione vuole che Maria si sia ritirata assistita da Giovanni. Ebbene a me la lettera sembra un complesso ed articolato documento teologico dove si richiamano i destinatari al rispetto e all'osservanza dei principi della novella che, essendo prevalso Paolo nella disputa con Pietro, è estesa anche ai gentili. Si parla di anticristo e di falsi dei, di sicurezza della vita eterna se si ripone fiducia in Dio, è centrale il richiamo al "comandamento dell'amore" ma a mio avviso è strumentale ad un percorso teologico "logico"" quale grande amore ci ha dato il padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente. "Chi non ama rimane nella morte" - "Egli ha dato la vita per noi, anche noi dobbiamo darla per i fratelli" - "Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio, e chi ama colui che ha generato, ama anche colui che da lui è stato generato" questi alcuni passaggi.
Rileggila, Peppino, io la vedo così, e - credimi - la ragione non mi ha mai impedito di vedere con il cuore e se - malgrado tutto - mi ritengo "di sinistra" è perché ritengo che l'accoglienza, il dialogo, la "compassione"e la tolleranza verso il vicino siano valori condivisibili.Ma poggiati su basi concrete, solide, altrimenti si fa utopia.
Pubblico. Poi risponderò all'altra persona
 

1 commento:

  1. credere in un qualunque Dio è un "atto di fede" che giustamente la Chiesa cattolica ti fa recitare - il resto sono....dissertazioni ( filosofiche ? ) - Si parte infatti, da un' ipotesi - ERGO .....

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