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domenica 3 gennaio 2016

THE LITTLE APPLE

Quando con Luciana Frattesi ci riferiamo ad Ostra, dove io sono nato e dove lei, pur non essendoci nata, ha le sue radici, la chiamiamo THE LITTLE APPLE. Un po' di ironia non fa mai male, conveniamo. Ci conosciamo da sempre, io e Luciana, abbiamo attraversato la vita, la sua più tribolata della mia, senza perderci di vista, ci vogliamo bene.
E proprio Luciana e la "melina"sono al centro di un incubo che mi ha svegliato nel cuore della notte. Mi sono svegliato di soprassalto terrorizzato e con una sensazione di freddo intenso "dentro" e "fuori", praticamente paralizzato. Quando qualche minuto dopo sono riuscito a dare uno sguardo alla stazione OREGON SCIENTIFIC che ho in casa, il  display segnava 16 gradi e le 3,47. Decisamente freddo il palazzo d'inverno. E negli occhi le immagini confuse della fase finale di un sogno/incubo: era come se ci fossimo trovati sulle mura di qualche edificio, lei aveva messo un piede in fallo, io nel cercare di aiutarla ne avevo accelerato la caduta ed ora lei giaceva immobile sette/otto metri più sotto. Una voce maschile fuori campo diceva a qualcun altro: "è conciata male, anche se si salverà dall'inguine in giù non c'è più niente da fare (paraplegica, in pratica). Ero disperato, mi sentivo in qualche modo responsabile, mi chiedevo cosa ci facessi a Busto e mi passavano davanti agli occhi immagini di Ostra; era evidente il richiamo alle radici. Sono riuscito a calmarmi, ho acceso la TV per rompere buio e silenzio (Milena dormiva paciarotta ma agitata sotto il piumino) e sono piombato sugli ultimi venti minuti di un "musicarello" anni '60 con Albano e Romina. Sono riuscito a sopravvivere per piombare su un film che aveva come protagonista - del tutto inaspettato - Jacques Brel. Chi si ricorda di brel? Vi allego un suo pezzo musicale.
Perchè pubblico queste cose, mi direte. Bella domanda; ma perché il blog si è gradualmente trasformato in una specie  di specchio dell'anima , in un diario, che serve a me e può servire come spazio di riflessione a chi mi legge.
Il 31 Dicembre a casa di un caro amico in attesa della mezzanotte, una gentile, bella e fine signora - meno giovane di me - ad un certo punto mi ha chiesto; spieg
ami, in tanti dicono di essere dei "blogger". Esattamente, cosa significa. E mentre cercavo di spiegarle  che un blog è un po' come un giornale, uno spazio comunicativo del quale il blogger è responsabile, lei mi fa: io l'ho sempre visto come un diario. Tutto si tiene, l'immediata reazione dentro di me.
Tutto si tiene, verissimo, tutto si tiene

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