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domenica 21 febbraio 2016

UMBERTO ECO IL NOME DELLA ROSA IL MEDIOEVO CRISTIANO,

Il riso uccide la paura e senza paura non c'è fede, non c'è timor di Dio
Umberto Eco ci ha lasciati e Rai 3 ha giustamente riproposto il bel film tratto dalla sua opera più famosa. Ma Eco non ha scritto solamente romanzi, anzi. Intensissima l'attività accademica, tutta all'insegna ...........della ricerca dei segni. Io vedo in Eco l'intellettuale rinascimentale che tutto domina, che tutto abbraccia, che tende a tutto comprendere in una visione non parcellizzata della realtà e dei suoi epifenomeni.
Le parole che ho riportato all'inizio sono quelle che il venerabile Jorge rivolge a Guglielmo per giustificare la difesa accanita dell'unica copia  del secondo libro della poetica di Aristotele rimasta e custodita nella Abbazia. Il libro deve rimanere nascosto, anzi deve ritenersi mai  scritto perché  in esso viene fatto l'elogio della commedia e la commedia induce al riso, il riso uccide la paura e, dice Jorge, senza paura non v'è fede né timor di Dio..
Per circa 2000 anni questo è stato il messaggio con il quale il cristianesimo in Occidente si è rivolto ai popoli, un messaggio  pieno di paure, di divieti, di sensi di colpa, tutto orientato a spostare l'asse verso un aldilà assolutamente non certo, mortificando un aldiquà visto come "valle di lacrime"che sarebbe stato riscattato, per i fedeli obbedienti, da una eternità piena di beatitudini. Io credo che Gesù di Nazaret non abbia mai pensato a questo, ma così è.
Già con i primi padri della Chiesa (in primis Ireneo di Lione) si è venuto affermando un cristianesimo cupo che tendeva a dare giustificazione ai mali terreni come frutto di peccato  e concepiva la vita come un doloroso ma breve passaggio verso l'eterna beatitudine  o verso un eterno dolore, vere mete ultime.(I novissimi: morte, giudizio, Inferno, Paradiso). Questa impostazione ha trovato pesante applicazione nei secoli che vanno dall'11º a 17° che hanno visto le coscienze in balia dell'inquisizione  e dei tribunali ecclesiastici in un contesto in cui era facile essere accusati di eresia o di  deviazionismo.  Bernardo Gui, il grande inquisitore domenicano  contemporaneo di Dante, autore del "Manuale dell'Inquisitore", è la figura di riferimento per tutti gli inquisitori successivi che con estrema facilità emisero sentenze che portavano al rogo dove le fiamme purificatrici avrebbero inferto la giusta punizione ai dissidenti. Solamente con l'umanesimo e il Rinascimento l'Occidente ha cominciato a liberarsi di questa cappa oppressiva responsabile di molti mali che l'umanita ha dovuto soffrire in questa parte del Pianeta nella cosiddetta era cristiana. E solamente con l'Illuminismo questa operazione di liberazione ha iniziato ad affermarsi, pur tra mille ostacoli. Per tutto il 17º secolo la chiesa ha cercato di resistere con tutti i mezzi e con tutte le forze a una visione diversa che le gerarchie sapevano bene avrebbe messo in discussione tutta una impalcatura costruita nei secoli.
Nel 1600 giordano Bruno va al rogo. Qualche decennio più tardi Galileo deve abiurare per aver salva la vita, ancora qualche anno e Spinoza, cacciato dalla comunità ebraica e doppiamente inviso a quella cristiana, getta le basi del pensiero moderno.
Ecco, tutto questo c'è nel "Nome della Rosa"e dobbiamo dire GRAZIE ad Umberto Eco ed agli storici francesi della scuola "des Annales"( Duby, Le Goff ecc) per averci fatto conoscere un medioevo "reale", le sue strutture, le sue sovrastrutture.

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