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martedì 23 luglio 2019

AMOR CH'A NULLO AMATO AMAR PERDONA.......................

"Amor ch'a nullo amato amar perdona

mi prese del costui piacer si forte

che, come vedi, ancor non m'abbandona"

(Inferno v - 103-105)

Mi sono sempre chiesto come abbia fatto Dante, che aveva un carattere spigoloso e apparentemente poco incline alla delicatezza, a scrivere versi così belli che testimoniano una padronanza assoluta del "tema" amore nelle sue varie forme e la comprensione di tutte le sfumature che lo caratterizzano. 

L' interpretazione di questi versi non è univoca; io do questa lettura:

L'amore, che non consente a nessuno che sia amato di non riamare( chi è amato e si sente amato, non può resistere alla forza  che sente travorgerlo) e non riamare.

mi prese del costui piacer si forte (ha scatenato in Francesca una attrazione così forte, un desiderio così impetuoso e incontrollabile)

che, come vedi, ancor non  m'abbandona(desiderio che amore alimenta e sostiene che ancora dura e che è destinato a durare nel tempo)

Paolo e Francesca hanno vissuto e vivono la loro storia con passione e sentimento che si alimentano reciprocamente perchè, dice Dante in tempi dove di passione non si parlava, l'amore è moto dello spirito e dei sensi che debbono coinvolgere, entrambi, entrambi i soggetti.

Il più grande enigma della storia umana e della storia individuale di ciascuno di noi risolto in una terzina.

La terzina precedente aveva colto un altro aspetto dell'amore:

Amor che al cor gentile ratto s'apprende

prese costui della bella persona

che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende

Paolo si innamora di Francesca perchè in un animo gentile come il suo rapidamente l'amore fa breccia se davanti agli occhi vede apparire una bella persona verso la quale l'attrazione è immediata e totale

E che dire delle altre terzine

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse.

soli eravamo e senza alcun sospetto

 

Per più fiateli occhi ci sospinse

quella lettura e scolorocci  il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da coltanto amante,

questi che mai da me non fia diviso

la bocca mi baciò tutto tremante

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse

quel giorno più non vi leggemmo avante.

Non sono necessari commenti.

Ma perchè ho tirato fuori Dante. Perchè l'estate è la stagione migliore per rileggere i classici, per cogliere ciò che non avevamo colto, per  apprezzarli alla luce delle esperienze fatte, e perchè ogni stagione della vita ha la sua sensibilità  

 

 


 

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