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mercoledì 25 marzo 2009

LA CRISI - GLI ASPETTI FINANZIARI - V POST

Proseguendo nella disamina delle cause della crisi in atto, oggi cercherò di approfondire gli aspetti



finanziari della crisi stessa



La crisi, che ha le sue radici più profonde in modalità operative caratterizzate da mancanza di etica e di controlli che ho cercato di ilustrare nel precedente post, è scoppiata in modo clamoroso dopo l'estate dello scorso anno quando sono venuti al pettine i nodi di dieci anni di politiche dissennate.
Ma andiamo con ordine.


Si era creata negli Stati Uniti e diffusa nel resto del mondo una immensa bolla speculativa che, in sintesi, andava ricondotta ad un eccesso di credito concesso alle famiglie sotto forma di credito subprime, non solo nel settore immobiliare, ma anche nel settore delle carte di credito, in quello del credito al consumo e nei finanziamenti per acquisto auto


Credito subprime, lo ricordo, è credito erogato a soggetti che in linea teorica non lo meriterebbero o perchè risultati in precedenza cattivi pagatori, o per reddito insufficiente o per precarietà delle fonti di reddito o per qualsivoglia altro motivo. Ebbene negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni 90 si era allentata ogni forma di selezione del credito, che era stato erogato in abbondanza, soprattutto nel settore immobiliare, a soggetti sempre meno affidabili. Non solo, nell'ansia di fare business, si era arrivati a concedere mutui pari al 100% del valore degli immobili dati in garanzia e di più: considerato che i prezzi delle case salivano costantemente si erogavano finanziamenti aggiuntivi inseguendo, per così dire, il valore degli immobili. Ovviamente a tassi alti per i prenditori con caratterisiche subprime, tassi che si impennarono per tutti quando a capo della Federal Reserve arriva Bernanke che inverte la politica monetaria di bassi tassi di interesse del suo predecessore Greenspane: tra il 2004 e il 2006 la Fed alza i tassi 17 volte portandoli dall'1% al 5,25% A questo punto il sistema entra in crisi: l'aumento dei tassi e lo scoppiare della bolla speculativa immobiliare con i prezzi delle case che cominciano a scendere mettono in difficoltà le famiglie americane che cominciano a non pagare, sempre più numerose, le rate dei mutui.


Per il momento fermiamoci qui( diciamo fra fine 2007 e inizio 2008) perchè il problema sarebbe stato esclusivamente americano se non si fossero verificati nel frattempo altri passaggi-


Perchè, ed è questo il punto focale, la gran massa di crediti immobiliari erogati negli anni 2000 erano stati cartolarizzati dalle banche e dalle società finanziarie operanti nel settore immobiliare (in primis Fannie Mae e Freddie Mac che da sole avevano il 50% del mercato dei mutui) ed "impacchettati" in obbligazioni ABS (Asset backed securities), cioè attivi fronteggiati e "garantiti" come fonti di rimborso da crediti sottostanti, i crediti nei confronti dei mutuatari finali, che erano state vendute in tutto il mondo. E non basta perchè queste obbligazioni, che avevano come fonte di rimborso - lo ripeto - il pagamento delle rate dei mutui, erano state a loro volta impacchettate in altre obbligazioni, i cosiddetti CDO (Collateralized Debt Obligation) cosicchè i risparmitori di tutto il mondo si erano trovati a sottoscrivere obbligazioni o direttamente o attraverso polizze Index Linked senza sapere quello che stavano sottoscrivendo e i rischi che correvano. E qui è la responsabilità delle banche europee che hanno costruito prodotti poco trasparenti senza informare la clientela e, secondo la mia opinione, sottovalutando anch'esse i rischi che loro stesse e la loro clientela correvano(ma le banche su questi prodotti guadagnavano bene e, si sa, pecunia non olet.)


Infine, collaterale a questa massa immensa di prodotti finanziari si era creato, a livello mondiale, un floridissimo mercato di CDS(Credit Default Swaps), in pratica polizze sottoscritte dagli investitori istituzionali (fondi pensione ecc) per coprirsi dal rischio di insolvenza degli emittenti le obbligazioni


Ritorniamo agli Stati Uniti:

- siamo all'inizio del 2008. Già nel 2007 si erano avvertiti i primi segnali ed i primi scricchiolii: in giugno si erano sparse voci che due hedge fund (fondi speculativi) gestiti da Bear Stearns, che avevano investito in titoli garantiti da mutui subprime, erano incorsi in pesanti perdite, in luglio le società di rating avevano cominciato a mettere sotto osservazione emissioni per importi sempre più elevati di ABS e CDO, in Agosto la American Home Mortgage Investment Corporation aveva dichiarato lo stato di insolvenza, BNP aveva congelato i rimborsi di tre fondi di investimento da lei gestiti, la BCE AVEVA IMMESSO LIQUIDITA' OVERNIGHT PER 95 miliardi di euro nel mercato interbancario segnando l'inizio di una serie di interventi straordinari da parte delle banche centrali, in settembre la britannica Nothern Rock aveva visto una vera e propria corsa agli sportelli per le voci di illiquidità che aveva richiesto l'intervento del governo inglese, in Ottobre le società di rating avevano declassato migliaia di emissioni obbligazionarie, Lehman Brothers, per contro,annunciava per l'esercizio 2007 utili per 4,2 miliardi di dollari in netta controtendenza con i suoi principali concorrenti.

Ma è all'inizio del 2008 che la crisi si aggrava sempre più rapidamente:

Lehman, che aveva dichiarato utili record, in gennaio licenzia 1.300 persone, Citigroup annuncia perdite consistenti per il quarto trimestre 2007 dovute in parte alla svalutazione di 18 miliardi di esposizioni collegate ai mutui, le agenzie di rating continuano ad abbassare il giudizio su un gran numero di emissioni, la FED comincia ad abbassare i tassi vista la debolezza dei mercati. In febbraio Peloton Partners annuncia la chiusura di un fondo di ABS, entrano in difficoltà altri gruppi come Carlyle e Thornburg, in marzo la FED comincia ad innervosirsi e propone una rivoluzione delle autorità di vigilanza, BEARN STEARNS accusa una grave carenza di liquidità e viene infine acquisita da JPMorgan, Lehman continua a licenziare. In Aprile il Financial Stability Forum, presieduto dal Governatore Draghi, propone un pacchetto di misure per arginare la crisi, Lehman annuncia la liquidazione di tre suoi fondi, in maggio la SEC propone di creare una controparte centrale per il mercato dei derivati, soprattutto per i CDS il mercato dei quali era completamente deregolamentato. In giugno addirittura l'FBI effettua numerosi arresti di managers bancari ipotizzando frodi legate ai mutui subprime, la Lehman dichiara per il primo trimestre una perdita di 2,8 miliardi di dollari, la prima nella storia della società. Il capo di Lehman, Richard Fuld, licenzia il direttore finanziario e il direttore operativo per coprire e nascondere le proprie responsabilità, in luglio la SEC vara un piano antispeculazione per limitare le vendite allo scoperto di titoli bancari e delle agenzie dei mutui, in agosto il titolo Lehman continua a perdere valore e continuano ad accavallarsi voci di difficoltà della banca.

Mi sono dilungato nel ripercorrere la sequenza degli avvenimenti per sottolineare che segnali ce ne erano stati in abbondanza e tutto questo nella più completa inerzia dell'amministrazione BUSH e con interventi timidi e assolutamente non adeguati da parte delle altre autorità di controllo.

Si arriva così a Settembre, il mese che sarà ricordato come quello del più grande tsunami finanziario della storia, paragonabile solo al giovedì nero del 1929 che aprì la prima grande crisi del sistema capitalistico mondiale. In una sequenza terrificante:
1) domenica 7 il governo nazionalizza Fannie Mae e Freddie Mac che detengono da sole il 50% dei mutui americani
2) lunedì 8 Lehman promette a brevissimo un piano strategico
3) lunedì 15 Lehman chiede la liquidazione volontaria, in pratica il fallimento, in seguito alla incapacità di trovare un compratore alle sue attività (c'erano in ballo trattative con Barclays)
4) martedì 16 le agenzie di rating abbassano - alla buon'
ora - i rating del gigante assicurativo AIG
5) mercoledì 17 la FED accordaun prestito di 85 miliardi di dollari ad AIG per evitare il fallimento
6) venerdì 19 l'amministrazione BUSH presenta - alla buon'ora - il cosiddetto "piano Paulson" che prevede interventi finanziari per 850 miliardi di dollari a sostegno del sistema
7) domenica 21 le banche di investimento Goldman Sachs e Morgan Stanley cambiano status, diventano holding bancarie, ciò che consente loro di accedere ai prestiti di emergenza della F
ED
8) lunedì 29 il piano Paulson viene bocciato dal Congresso . Vachovia viene salvata da Citigroup
9) Finalmente all'inizio di ottobre senato e congresso si rendono conto della gravità della situazione e che se al fallimento Lehman se ne aggiungessero altri la credibilità internazionale degli Usa ne verrebbe irrimediabilmente minata; adottano la legge HR 1424 per salvare il salvabile (solo 15 giorni prima Lehman era stata lasciata fallire in nome della libertà del mercato)
10) in ottobre le borse crollano in tutto il mondo e il panico si diffonde a tutti i livelli . Mercoledì 8 ottobre la FED ed altre quattro banche centrali abbassano di 50 punti base i tassi con azione concertata dando il primo segnale di fronte comune contro la crisi. Sabato 11 ottobre riunione straordinaria del FMI
11) nel frattempo l'infezione è scoppiata in europa; le banche si rendono conto di essere "piene" di titoli tossici, crolla la fiducia sui mercati finanziari, le banche non si fidano più a prestarsi denaro tra di loro, l'euribor (euro interest banking offered rate), cioè il tasso al quale gli istituti si prestano il denaro tra di loro, schizza al 5,50%,il panico domina assoluto, il mercato dei derivati si manifesta come assolutamente fuori controllo . E' l'acme della crisi che fa temere il crollo deglia ssetti finanziari internazionali.
A questo punto avviene "il miracolo": consapevoli di essere sull'orlo del precipizio le autorità monetarie mondiali prendono uno dopo l'altro provvedimenti drastici e concertati che lentamente ma progressivamente fanno ridurre "la febbre" e riportano la situazione verso una più o meno accentuata normalità. Non entro in dettagli data la moledelle misure e dei provvedimenti presi.
Sei mesi dopo si può però dire che l'emergenza è alle spalle: le banche centrali hanno ridotto drasticamente i tassi (la FEd praticamente a zero, la BCE all'1,50) per ridare fiato al sistema, è stata immessa liquidità nei circuiti finanziari praticamente senza limiti, è ritornata un minimo di fiducia sul mercato interbancario (l'euribor è ora ampiamente sotto il 2%), altri fallimenti di grossi Istituti , sono state prese in tutti i paesi misure di sostegno (da noi, tra l'altro, i Tremonti Bonds) che hanno riportato la situazione sotto controllo. E' di questi giorni, per quanto riguarda l'Italia, la presentazione dei risultati di bilancio di Unicredito ( utile 4 miliardi ) e di Intesa-San Paolo(2,5miliardi). Entrambi gli Istituti non distribuiranno dividendo, a conferma che "il malato" è ancora molto debole ed ha ancora bisogno di cure e di sostegno ma i segnali sono di cauto ottimismo e la gestione prudente.
A livello mondiale c'è ancora bisogno di fare completa pulizia di tutto il tossico che ancora circola, si sente l'esigenza di autorità sovranazionali di controllo, si avverte la necessità di affrontare con il bisturi il problema dell'etica (OBAMA, al riguardo, si muove con estrema determinazione e tutti quanti dobbiamo ringraziarlo per la sua azione), si ha la consapevolezza della necessità che ritornino a prevalere le esigenze della produzione e del lavoro sulla finanza e dell'abbandono di strumenti finanziari drogati, poco trasparenti, in poche parole, della finanza "creativa". Ci vorrà tempo perchè la situazione si normalizzi definitivamente ma io ho la speranza che tutto quello che è successo sia di monito alle autorità internazionali per vigilare con sempre maggiore attenzione affinchè tuttociò non si ripeta per cui lo shock potrebbe essere addirittura salutare per il futuro di tutti noi.
Ma lo tsunami ha lasciato pesanti strascici che ora scontiamo sotto altri aspetti.
a) il crollo delle borse e le insolvenze hanno distrutto " risparmi" per migliaia di miliardi di euro e di dollari e distrutto ricchezza. La paura e l'incertezza si sono tradotte in un calo di domanda a livello internazionale mai registrato nel dopoguerra che ha fatto entrare tutti i paesi industrializzati in recessione; in questo momento la "crisi" morde dappertutto sul piano industriale e sta distruggendo lavoro e posti di lavoro. La crisi finanziaria ha intaccato "il passato"; la crisi industriale sta minando il presente ed il futuro
Ma di questo parlerò nel prossimo post che dedicherò, appunto, alla crisi industriale.
Per ora mi limito ad osservare che il nostro paese ne esce più indebolito degli altri: il debito pubblico ha superato a gennaio per la prima volta i 1.700 miliardi di euro, il deficit sul PIL risalirà a fine 2009 al 110%, il PIl rimane sempre debolissimo, il calo degli ordini pesante, la disoccupazione in rapido incremento. L'ottimismo del premier irresponsabile



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