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giovedì 24 febbraio 2011

IL DEBITO PUBBLICO E LA BCE

Tra le tante panzane che il duo Berlusconi-Tremonti ha profuso a piene mani c'è quella secondo la quale la situazione italiana è migliore di quanto sembri in quanto ad un debito pubblico elevato corrisponde un debito privato più basso che in altri Paesi. La panzana prosegue con l'affermazione che le autorità europee vedono favorevolmente la proposta italiana di tener conto di questo aspetto e di altri come il fatto che la nostra riforma delle pensioni è stata già fatta ( fattori rilevanti) nella valutazione della situazione generale del Paese.
Ebbene, è appena uscito un documento piuttosto corposo (71 pagine) della Banca Centrale Europea nel quale si ricorda che  il Consiglio Europeo sta elaborando un piano di stabilità rafforzato che costringerà i Paesi con indebitamento superiore al 60% del PIL a rientrare dall'eccedenza del 5% l'anno. Noi siamo al 120%: ciò vuol dire rientrare di 60 punti di PIL in venti anni, cioè 3 punti l'anno. Un punto di PIL vale circa 15,5 mld; basta quindi moltiplicare 15,5 per 3 e si trova la cifra di 46,5 miliardi l'anno che è di quanto dovremo rientrare ogni anno. Se si considera che nel 2010 il debito pubblico è aumentato di  oltre79 miliardi ciò significa che per i prossimi anni ci dovremo attendere manovre correttive nell'ordine dei 125 miliardi (80 perchè non ci potrà più essere aumento di debito, 45 di rientro). La BCE scrive che i fattori rilevanti potranno essere presi in considerazione quando il rapporto debito/Pil  si sia avvicinato alla soglia del 60% in misura tale che possa rientrare nel 60% in tre anni.
Ora è vero che questo è un documento BCE e che la scelta finale debbono farla Parlamento, Commissione e Consiglio europeo, ma questo é l'orientamento della Banca Centrale. E questa è l'eredità che il regime berlusconiano  lascia a noi e alle future generazioni.

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