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lunedì 7 febbraio 2011

ROBERTA DE MONTICELLI - LA QUESTIONE MORALE

Nel mio post del 23 Gennaio facevo riferimento al libro scritto dalla professoressa De Monticelli e presentato alla trasmissione "Che tempo che fa" - fa rigorosamente senza accento - condotta da Fabio Fazio. Dicevo anche che lo avrei acquistato. L'ho acquistato e lo sto leggendo.
Il libro è scritto con linguaggio chiaro e comprensibile anche da chi, come me, ha competenze filosofiche limitate ed è diviso in tre blocchi: " Male nostrum" , " Lo scetticismo etico", " Tornare a respirare" .
   Sto leggendo il primo blocco nel quale, in sintesi , l'autrice si interroga e ci interroga sulla formazione del carattere nazionale di noi "italiani" e fa un interessante viaggio a ritroso  nel tempo  riconducendoci al Guicciardini che, nei suoi "Ricordi", delinea  le impalcature portanti del carattere nazionale. Mi limito a riportare un  paio di citazioni dal pensiero di Guicciardini: "Pregate Dio sempre di trovarvi dove si vince perchè vi è data laude di quelle cose ancora di che non avete parte alcuna"( e qui il pensiero mi va al ministro per il turismo  Brambilla, detta anche........sotto l'autoreggente, niente) seguita da un altro ammonimento: "Sotto un tiranno è meglio essere amico insino a uno certo termine che partecipare degli ultimi intrinsechi suoi, perchè, così, sei uomo stimato e godi anche tu della sua grandezza e nella ruina sua puoi sperare di salvarti (questa massima sembra fatta apposta per Scajola, Pisanu, Tremonti)
C'è poi una terza citazione che  racchiude il tutto;" chi sta in corte de'principi e aspira a essere adoperato da loro stia quanto può loro innanzi agli occhi..........."( se non ti fai vedere e non appari.....perdi il treno) e, per finire, "nega pure sempre quello che tu non vuoi che si sappia, o afferma quello che tu vuoi che si creda perchè ancora che in contrario siano molti riscontri e quasi certezza lo affermare o negare gagliardamente mette spesso a partito el cervello di chi ti ode   Indovinate a chi mi fa pensare il Giucciardini! Il quale ha scritto queste cose intorno al 1530, freschissime dopo cinque secoli.
E trecento anni dopo Guicciardini, un altro grande della letteratura italiana, il mio conterraneo Giacomo Leopardi, che nel 1824 scrive il "Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani" nel quale fa una riflessione sulla " incapacità del nostro popolo di completare il passaggio dell'italia alla modernità e degli italiani dalla condizione di sudditi a quella di cittadini e......".uscire dallo stato di minorità guadagnando l'età della ragione, l'età dell'autonomia morale e civile"(e qui il pensiero va a me stesso e al perchè abbia voluto identificare il mio blog come "blog di un cittadino ..............."..cinque volte cittadino e mai suddito)
Le osservazioni del Guicciardini e del Leopardi sono attualissime anche nel momento in cui scrivo perchè dobbiamo constatare ogni giorno che questo è il tratto distintivo del carattere nazionale: un misto di scetticismo e di cinismo, una visione che non va al di la della difesa del proprio "particulare", un approccio da sudditi e non da cittadini, una tempra morale piuttosto molle, un amor proprio spesso carente.
Se ne esce? Vediamo cosa ne pensa la professoressa De Monticelli nei blocchi successivi. Il fatto che il terzo si intitola "Tornare a respirare" mi fa pensare ad un cauto ottimismo da parte dell'autrice ma non so se il suo giudizio coincida con il mio. Vedremo nel prosieguo.

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