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martedì 11 maggio 2010

IL PIANO ANTICRISI A DIFESA DELL'EURO VARATO DURANTE IL FINE SETTIMANA

Meno di due anni fa, il fallimento della Lehmann & Brothers, intervenuto il 15 settembre 2008, fece "scoppiare"una crisi, peraltro già latente ed evidente da tempo, che mise in discussione la stabilità dei mercati finanziari internazionali e fece "tremare" l'intera comunità internazionale. Bolla speculativa del mercato immobiliare, mutui subprime e "titoli tossici" furono le principali cause di quella fase A quella "crisi", alle sue cause, alle sue motivazioni, dedicai nel corso dei mesi più di venti post ai quali mi permetto rimandare chi fosse interessato alle mie opinioni al riguardo e a ripercorrere le tappe di quel momento storico. In questa sede mi limito a ricordare e a riconoscere, come feci allora, che la situazione fu salvata dalle decisioni tempestive, efficaci ed espressione di una compatta linea comune, prese da banche centrali, governi, organismi sovranazionali, che dettero un segnale fortissimo che consentì il ritorno, graduale, alla normalità dei circuiti finanziari.
In questi ultimi mesi si sono create le condizioni per una nuova grave "crisi", questa volta dell'area EURO ed, all'interno dell'area, per la debolezza della situazione greca e di altri paesi con i conti pubblici "non a posto", quelli che con disprezzo sui mercati internazionali vengono chiamati PIGS(chi conosce l'inglese sa cosa significa l'acronimo).
Anche l'attuale crisi era largamente prevista e prevedibile. In un mio post del 5 febbraio che ho intitolato "La crisi" sviluppavo delle argomentazioni che hanno poi trovato riscontro. In sintesi, in questi ultimi mesi i mercati, chiamiamoli con maggior chiarezza "la speculazione internazionale", hanno mirato i paesi dell'area euro più deboli e con i conti in disordine ponendosi in posizione ribassista sui titoli di stato dei citati paesi che hanno cominciato a trovare difficoltà a rinnovare i debiti in scadenza e a far sottoscrivere nuovi titoli se non a tassi esponenzialmente crescenti. In primis la Grecia, che ad un certo punto è stata costretta ad emettere i suoi titoli a tassi superiori al 10%, ma anche il Portogallo e a seguire gli altri paesi con debolezze strutturali. La Grecia ha lanciato un drammatico SOS per evitare il default e le autorità europee, colto il pericolo di un effetto domino che avrebbe travolto la moneta unica ,nello scorso fine settimana hanno preso una serie di misure da configurarsi come un vero "piano di salvataggio" dell'EURO, che rischiava di sfaldarsi. Le misure, che commenterò in dettaglio, hanno avuto un immediato effetto: TUTTI COLORO CHE AVEVANO VENDUTO ALLO SCOPERTO, LUNEDI MATTINA SI SONO RICOPERTI IN FRETTA E FURIA: E' A CIO' CHE SI DEVE IL FORTISSIMO RIALZO DI TUTTE LE BORSE EUROPEE DI IERI, NON AD ALTRO.
Dimostra pertanto di avere una "visione corta" chi pensa che il rimbalzo di ieri, soprattutto dei titoli bancari, sia il segno di un cessato pericolo. I problemi restano tutti e restano irrisolti.
Estremamente positivo, per contro, è il fatto che, seppur con molta fatica, il piano è stato concordato ed ha visto l'impegno congiunto di Commissione UE, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale europea e governi nazionali.
Vediamo in dettaglio in cosa consiste il piano che impegna la cifra "enorme" di 750 miliardi di euro:
A) è stato innanzitutto costituito un fondo di 60 miliardi di euro, gestito direttamente dalla Commissione Europea, al quale potranno attingere, in tempi strettissimi, i paesi non in grado di finanziarsi autonomamente sui mercati. 60 mld non sono molti anche se l'esecutivo comunitario potrà anche contrarre prestiti da girare ai predetti paesi in forte difficoltà
B) è stato costituito un maxi-fondo di 440 miliardi di euro( chiamato Special vehicle Portfolio) del quale saranno azionisti, pro-quota, ovviamente, gli stati dell'eurozona (quindi esclusa la gran Bretagna e chi non ha adottato l'euro pur facendo parte dell'UE). L'importo costituirà la garanzia delle emissioni attraverso le quali il fondo raccoglierà "fondi" sui mercati da prestare ai paesi a rischio default( restano da definire le procedure per fissare tempi di erogazione, tassi ed importi da applicare ai paesi richiedenti.)
C) oltre a ciò il Fondo Monetario interverrà sia nel passaggio di cui al punto A che in quello di cui al punto B con una cifra fino alla metà di ogni singolo intervento per un massimale di 250 mld di euro. La partecipazione del FMI è stata fortemente voluta da Germania e Gran Bretagna che hanno trovato la "comprensione" degli USA che, in pratica, sono il dominus dell'FMI
D) Infine, ed è stato questo il segnale più importante per i "mercati", la BCE e le singole banche centrali si sono impegnate a "comperare bonds dei paesi in difficoltà i quali abbiano preso seri impegni sul risanamento"
Va sottolineato che questa misura è stata presa in seno alla Banca Centrale Europea con forti resistenze da parte dell Germania . La Bundesbank per voce del suo Presidente Axel Weber, ha sottolineato che la decisione di acquistare obbligazioni pubbliche dei paesi in difficoltà comporta notevoli rischi. E' del resto nota la posizione delle autorità monetarie tedesche, non entusiaste da sempre di aver abbandonato il marco e che fanno della stabilità e della lotta alla inflazione gli assi portanti della loro politica monetaria. Inoltre a livello BCE non sono state per niente apprezzate le dichiarazioni di alcuni esponenti politici, in primis il nostro Premier, che hanno dato l'impressione di poco considerare l'assoluta indipendenza della Banca Centrale dai poteri politici, indipendenza alla quale, come è giusto e doveroso, tiene molto e che è caratteristica istituzionale di tutte le banche centrali.
Dispiace che anche il Presidente Napolitano non abbia capito i "retroscena" delle decisioni prese e le difficoltà della Merkel che, sull'Euro e sulla necessità di salvare la Grecia, ha dovuto registrare una pesante sconfitta elettorale. Sulla megalomania del nostro presidente del consiglio non c'è nulla di nuovo da scoprire.
Questo è quanto: le misure sono state tempestive, adeguate nelle cifre messe in gioco, coinvolgono tutte le autorità e tutti i paesi dell'area euro,ed hanno dato un forte segnale.
Tutto questo basterà? No, a mio avviso, se non ci si convince una volta per tutte che le furbizie alla fine non pagano e che sono necessarie in tutta europa politiche di estremo rigore fiscale e di controllo della spesa, le sole che possano consentire alla "vecchia" Europa di invertire la tendenza alla decadenza e ad un impoverimento complessivo dei popoli che la costituiscono.
Ci si riuscirà? Non lo so. Io ho una grandissima stima del governatore della Banca d'Italia Draghi che vedrei con favore succedere a Trichet come Presidente della BCE; ho l'impressione, invece, che quell'incarico verrà conferito ad Axel Weber. A livello internazionale veniamo considerati poco e non ci si fida di noi, purtroppo.

2 commenti:

  1. Ciao Alberto
    Pur con qualche difficoltà cerco di seguire l'evolversi dei problemi finanziari, il fatto che sia stata stanziata una così grande quantità di denaro per prestare soccorso ai paesi in difficoltà forse è una garanzia ma qual'è il prezzo che dovranno pagare i paesi che dovessero usufruirne?
    Forse in ogni caso non c'è da gioire più di tanto, che ne pensi?
    Ciao
    Silvano

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  2. Non c'è da goire per niente, Caro Silvano.La vecchia europa è messa male,tutta, ma in particolare i paesi mediterranei perchè per troppo tempo abbiamo vissuto al di sopra dei ns mezzi. Ora c'è da stringere la cinghia, e non sarà facile.

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