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martedì 23 luglio 2013

NORMA di VINCENZO BELLINI

Domenica pomeriggio intorno alle 18 dopo un pranzo gradevolissimo sulla terrazza di casa in compagnia del nostro caro vicino Antonio e la necessaria "siesta" Milena mi fa; ho la Norma registrata, ti va di vederla? E perché no?
Premetto: il pranzo era stato sublime; piatto forte salmone accompagnato da una salsa di lamponi e zenzero creata dalla fantasia di Moreno Cedroni, lo chef della "Madonnina del Pescatore" di Senigallia, che da sola vale le due stelle Michelin di cui il locale si fregia. Un prosecco di buonissima qualità portato da Antonio, conversazione serena e rilassata, insomma tutte le condizioni per sostenere anche l'impatto con un'opera come la NORMA nel tardo pomeriggio di una domenica di piena estate. Ricordo che NORMA fu rappresentata la prima volta alla Scala il 26 Dicembre 1831. Musica di Vincenzo Bellini (1801-1835) libretto di Felice Romani.
 La trama in sintesi: c'è Pollione che di mestiere fa il proconsole romano in Gallia (hai detto niente) il quale nel molto tempo libero lasciatogli dalla funzione intreccia una relazione con Norma, sacerdotessa druidica e "sibilla" dalla quale ha due figli. Ovviamente il tutto di nascosto visto che lei fa la sacerdotessa. Alla quale la situazione nel complesso non dispiace tanto che alle sollecitazioni del suo popolo per opporsi all'invasione prende sempre tempo e risponde:" non è ancora ora" "ci vuole Marte in Giove" e così via, così lei dopo il TI GI si fa due chiacchiere con Pollione. Il quale, str.... come tutti gli invasori, che ti fa?: ti seduce Adalgisa, giovane novizia la quale gli promette di seguirlo a Roma. Ma così tradisce il suo popolo e il dio di cui deve fare la sacerdotessa: è lacerata e si confida con Norma la quale la libera dai suoi impegni visto che è ancora novizia e visto che così trionfa l'amore. Ma come si chiama il fortunato? chiede Norma ad Adalgisa. Veramente non è di qui, è nato a Roma. "Cristo"........reagisce Norma (veramente non può aver detto Cristo visto che siamo nel primo secolo a.c. ) non sarà mica.........si è lui.
Vendetta, tremenda vendetta. Ricordandosi di aver letto la "Medea"pensa di uccidergli i figli. Ma poi in lei prevale la madre e decide di uccidersi lei dopo aver raccomandato ad Adalgisa i figli, che li adotti e li porti a Roma. A questo punto scatta l'amor proprio di Adalgisa che decide di lasciare Pollone e di convincerlo a ritornare con Norma. Ma non ci riesce ed allora Norma scatena i suoi. E' venuto il tempo di cacciare i Romani. E sta per pronunciare il nome di chi ha tradito e che, quindi, va sacrificata: Adalgisa. Ma riflette sul fatto che la colpa di Adalgisa è anche la sua.  Pollione entra nel campo dei Galli per rapire Adalgisa. Norma lo ferma  e in un colloquio con lui gli chiede di lasciare Adalgisa. Pollione non ci sente. Allora Norma decide di pronunciare il nome della colpevole, Adalgisa, ma tra lo sbigottimento generale pronuncia il suo. Commosso, Pollione decide di morire con Norma e i due salgono insieme sul rogo.
Come potete vedere mentre nel primo atto la trama è lineare e comprensibile, nel secondo si complica e arriva faticosamente alla conclusione.  E veniamo al mio giudizio:
- il libretto di Felice Romani è patetico in molti passaggi e conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che i libretti risentono irrimediabilmente del passare del tempo, dell'evoluzione dei gusti e dei costumi.
- la musica di Bellini è immortale. Bellissima la sinfonia dell'ouverture, bellissima l'aria "Casta Diva" esempio inimitabile delle difficoltà di cui i maestri di primo ottocento infarcivano la partitura e banco di prova per le migliori soprano del mondo. Accanto a questi alti momenti anche "musichetta" di livello ben inferiore. Comunque nel complesso NORMA è un'opera che merita di essere passata alla storia.
E veniamo all'allestimento che abbiamo visto: quello dl 2006 a Monaco di Baviera
Direttore F. Haider: non mi è piaciuto; troppo lenta la conduzione e senza carisma
Norma: Eta Gruberova. Voce ancora fredda nel CASTA DIVA che arriva quasi subito; po la voce si schiarisce ma a mio avviso la Callas, la Sutherland e anche la Caballé sono su un altro pianeta. Non ho rintracciato il tenome del tenore che fa Pollione: ottima presenza scenica, voce buona ma non eccelsa.
Ma mi soffermo sulla regia; per carità di patria non cito il nome del regista. Io capisco l'esigenza di portare innovazione e idee nuove nel repertorio classico ma mi si vuole spiegare perché:
- Pollione va in giro con una divisa militare francese armato di mitra? Oltretutto il mitra è talmente leggero che sembra un giocattolo.
- Norma e le donne "galliche debbono andare in giro vestite come donne mussulmane con tanto di velo islamico? Io continuo ad aspettarmi i Galli, gli uomini come Calderoli, le donne come Rosy Mauro (che fine avrà fatto?)
- i due figli di Norma debbono stare in scena coperti solamente da capi intimi( mutandoni e maglietta di fustagno invernale color cacchetta al cui confronto anche la lana prodotta dal glorioso lanificio "Pirani Giuseppe e Figli" - stesso color cacchetta - sembra lana di Missoni). Forse perché dovendo stra nascosti stanno empre in casa?
- e perché quando i Galli decidono per la ricolta, le "Galliche si passano con circospezione i mitra dietro le spalle?
E potrei andare avanti. Per rasserenare il clima e superare l'arrabbiatura vi metto CASTA DIVA cantata dalla Callas. Toute autre chose.

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