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mercoledì 18 ottobre 2017

IL PARTITO DEMOCRATICO CONTRO IGNAZIO VISCO

Non ho mai particolarmente apprezzato l'attività della Banca d'Italia, soprattutto in materia di "vigilanza". Per tutto il dopoguerra la linea operativa è stata sempre quella di nascondere la polvere sotto i tappeti. Ogni volta che si prospettava un default, il governatore di turno convocava i vertici  di uno dei tre/quattro Istituti di maggior dimensione del Paese e, con efficace azione di "moral suasion", li convinceva a farsi carico del problema prendendo in carico l'Istituto in difficoltà. Ricordo che così è andata per il Banco di Napoli, per la Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele in Sicilia, per la Banca Popolare di Novara, per la Banca Mediterranea, per la Cassa di Risparmi di Prato, per la Cassa di Risparmio della Calabria, per la Cassa di Risparmio di Puglia, per la Banca Popolare di Verona ecc.ecc.ecc. Per "salvare" il vecchio Banco Ambrosiano e le finanze cattoliche fu chiamato in causa mezzo sistema bancario.
Ma l'attacco del Partito Democratico al governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, se non fosse per la serietà delle problematiche, sarebbe esilarante.
Già aver nominato una commissione di inchiesta parlamentare sul sistema bancario a pochi mesi dalla fine della legislatura è una "presa per i fondelli" soprattutto per quei risparmiatori, e sono tanti, che hanno lasciato lacrime e sangue sulla gestione delinquenziale di molti Istituti di credito; aver chiamato a presiederla Casini è la ciliegina sulla torta dello sberleffo. Ma ora, voler far credere che la colpa sia tutta di Visco, che ha vigilato poco, è una offesa all'intelligenza di tutti noi. Ricordo a Matteo Renzi che le crisi di Montepaschi, Popolare Etruria, Banca Marche sono tutte interne al sistema di potere delle forze politiche che sono confluite nel PD. Chieda al papà della Boschi come veniva amministrata la Etruria o ai vertici DS di Siena e nazionali come veniva gestito il Montepaschi. O perchè Massimo Bianconi e Claudio dell'Aquila furono dirottati su banca Marche.
Ma basta a volerci sempre far passare da fessi. Anche le recenti vicende di Torino sono riconducibili alla gestione della giunta Fassino. La Appendino ha il grosso torto di non aver denunciato e di aver cercato di "sistemare" nell'interesse della città. Probabilmente non si è nemmeno resa ben conto delle problematiche che emergevano dalla vicenda; e in politica l'inesperienza si paga e si paga cara. Ma le responsabilità non sono della Appendino

1 commento:

  1. chiaro e conciso. basta col gioco delle 3 carte

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