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venerdì 26 novembre 2010

E' UN NUOVO 68?

Molti si chiedono in questi giorni se le manifestazioni di protesta degli studenti si possano assimilare al clima del 68. Ebbene, io che il clima del '68 l'ho vissuto (ho fatto i miei studi a Bologna dal Novembre del '66 al 17 Novembre 1970, giorno in cui mi sono laureato) dico che sono due cose, secondo me, ovviamente, completamente diverse.
Il '68 fu un movimento che partì dalla Francia, attraversò tutta l'Europa, e segnò il passaggio dalla fase della ricostruzione post bellica e della stagione dei doveri alla fase del consolidamento dello sviluppo e alla stagione anche dei diritti. Fu uno "stato nascente" - come direbbe Alberoni - e fu un brodo di coltura estremamente fecondo dei cui risultati e delle cui conquiste tutti quanti abbiamo potuto godere  nei successivi decenni. Non dobbiamo mai dimenticare che sono frutto del 68 lo statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio, quella sull'aborto, la legge Basaglia, e si deve al '68 l' inizio del processo di conquista, giusta conquista, da parte delle donne di una par condicio processo non ancora del tutto compiuto.
Le manifestazioni di questi giorni, per contro, sono la presa di coscienza che la stagione della crescita continua e del miglioramento del tenore di vita un anno sull'altro è terminata. Ci si è resi conto che la globalizzazione ed il conseguente  riposiziamento in basso del nostro Paese negli equilibri economici mondiali ci sta rendendo tutti più poveri, che lo stato sociale costruito con tanta fatica è in fase di disfacimento, che la scuola pubblica di massa - alla quale dobbiamo i miglioramenti netti del livello di scolarizzazione (ma ce la ricordiamo l'Italia degli anni '50) la scuola pubblica e l'Università pubblica,dicevo, sono in fase di smantellamento, che il mondo del lavoro è caratterizzato da precarietà e dal ritorno ad un clima nelle relazioni industriali che si credeva messo definitivamente alle spalle, che per le nuove generazioni il futuro è denso di incognite. Ci si è resi conto che il modello di società proposto dal berlusconismo e veicolato dai media, ha ricreato un clima da giungla e da sopraffazione degli uni sugli altri, con la conseguente lacerazione del tessuto sociale. E' questa la responsabilità maggiore del berlusconismo, oltre alle concrete minacce e al concreto attentato ai principi e alle istituzioni democratiche sui quali si fonda il "contratto sociale" che ci lega tutti come cittadini, e non sudditi, della Repubblica italiana.
Il '68 fu un movimento di crescita e di gioiosa conquista di spazi fino ad allora negati; quello attuale è un movimento di ripiegamento e di difesa caratterizzato da cupa preoccupazione per il futuro.
Ed osservo con amarezza che la mia generazione, quella dei nati nella seconda metà degli anni '40, ha fallito i suoi scopi. Speravamo in un futuro migliore, nella conquista di una più ampia consapevolezza della nostra dignità di cittadini; ci siamo trovati con Berlusconi e con balbettanti forze di contrasto al berlusconismo. Dove abbiamo sbagliato? Io dei nostri poeti amo soltanto Leopardi e Montale, oltre a Dante, ovviamente. Di Pascoli  amo solo l'Aquilone : Beato te che al vento non vedesti cadere che gli aquiloni. Qui son caduti i Boeing.

2 commenti:

  1. post meraviglioso...

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  2. Non esageriamo ma ogni tanto anche io mi dico bravo da solo. L'apprezzamento altrui mi fa piacere, perchè negarlo

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