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venerdì 23 marzo 2012

LO SMANTELLAMENTO DELLO STATO SOCIALE

Il nostro paese si era dotato nel dopoguerra di un soddisfacente "stato sociale" che poggiava essenzialmente su tre pilastri:
a) scuola sostanzialmente gratuita ed aperta a tutti
b) un servizio sanitario sostanzialmente gratuito ed aperto a tutti
c) un sistema pensionistico che copriva anche coloro che non avevano avuto la possibilità di effettuare versamenti (non dimentichiamo che alla fine della guerra oltre il 50% della popolazione era impiegato in agricoltura e che le donne erano quasi tutte casalinghe) con la "pensione sociale" ed altre misure di sostegno.
Questo impianto era rafforzato da due leggi fondamentali entrate in vigore all'inizio degli anni 70:
a) lo statuto dei lavoratori che tutelava per la prima volta in maniera organica i lavoratori
b) la legge istitutiva del divorzio che poneva la società civile sullo stesso piano degli altri paesi europei
Tutto ciò era stato possibile per effetto di un lungo processo di accumulazione di capitale che a partire dal 1945 aveva visto due decenni di crescita costante e in certi momenti tumultuosa della nostra economia.
Crescita che si doveva alla concomitante azione di forze diverse:
- una classe imprenditoriale attiva e fortemente motivata( penso alla Olivetti di Adriano Olivetti, alla Ignis di Borghi a Varese, alla Fiat che, senza voler esprimere un giudizio di valore sull'operato di Valletta, contribuiva in misura determinante allo sviluppo del Paese, alla complementare Pirelli, alla Italcementi del Gruppo Pesenti, alla Merloni, alla Montecatini e alla Edison, poi confluite in Montedison e a tanti altri imprenditori che costituivano l'asse portante dell'economia del Paese
- il sistema delle partecipazioni statali che con ENI e IRI soprattutto occupavano settori strategici (approvvigionamento petrolifero, siderurgia, industria aeronautica, industria cantieristica, industria elettronica, industria chimica, industria bellica)
- il sistema delle multinazionali che in quegli anni "delocalizzavano" in Italia (Philips, Hoechst,, Basf, Ibm, Kodak,Union Carbide, Continemtal  solo per citare le prime che vengono alla mente)
Questo processo si è sviluppato fino alla fine degli anni sessanta.
Gli anni 70 hanno fatto registrare i primi scricchiolii con la crisi energetica del 1973/74, e le oscure vicende della strategia della tensione. E' in quegli anni che il debito pubblico comincia a crescere in maniera esponenziale ed è in quegli anni che i governi guidati dalla DC distribuiscono reddito sotto forma di sussidi, pensioni di invalidità, creazione di posti di lavoro fittizi  stampando moneta. Ciò che ha consentito alle forze politiche al governo di catturare consenso ma che hanno contribuito in misura determinante ad appesantire le finanze pubbliche. Gli anni 80 segnano l'apoteosi dell'ottimismo finanziato "a debito"; sono gli anni di Craxi e del CAF..
Primo brusco risveglio all'inizio degli anni '90. Il sistema dei partiti della prima Repubblica collassa sotto il peso del malaffare e della corruzione, il governo Amato si trova a fronteggiare una situazione prossima al "default" e deve intervenire il governo Ciampi per riportare la barra dritta.
I due decenni successivi, quelli che ci portano ai nostri giorni, sono due decenni sprecati durante i quali i governi per fare cassa vendono e spesso svendono gli assets più importanti del patrimonio dello stato (privatizzazioni di Telecom, Enel ecc) e nei quali, malgrado ciò, il debito pubblico continua a correre senza sosta e che vedono in questo ultimo decennio la condotta irresponsabile dei governi Berlusconi (2001-2006 e 2008-2011) che cavalcano un ottimismo del tutto ingiustificato mentre nel mondo tutto cambia con lo spostamento della "fabbrica" del mondo in Asia e nei Paesi dell'Europa orientale, la globalizzazione dell'economia e della finanza, e l'affermarsi di nuovi soggetti in ruoli determinanti (Cina, Corea del Sud, India Brasile)
L'irresponsabilità dell'ultimo decennio ci ha condotto al baratro di fine 2011 quando le cancellerie dei maggiori paesi occidentali, in particolare Usa, Germania e Francia, e la "presa in mano" del presidente Napolitano, hanno spinto per la caduta del governo Berlusconi e l'avvicendamento del governo Monti. Governo che sta facendo il lavoro "sporco"smantellando con il consenso di quasi tutte le forze politiche i pilastri dello stato sociale.
PENSIONI: con le riforme degli scorsi anni e con l'ultimo intervento Monti/Fornero il sistema pensionistico incentrato sul "contributivo" ha creato le condizioni per future pensioni percepite sempre più tardi e di importi in molti casi ridicolmente modesti. Nessuno mette in evidenza che la precarietà di lavoro delle giovani generazioni e il sistema contributivo determineranno pensioni di pura sussistenza e un impoverimento complessivo di larghi strati di popolazione
IL SISTEMA SANITARIO: assorbe oltre 100 miliardi di euro ogni anno ed offre servizi sempre più scadenti per effetto della corruzione che caratterizza il settore dove i partiti hanno occupato tutte le posizioni dalle quali si governa la spesa e per effetto delle maggiori esigenze legate all'invecchiamento della popolazione
LA SCUOLA: è sotto gli occhi di tutti lo scadimento della qualità dell'offerta formativa e il costante peggioramento dei risultati dei nostri studenti che nelle classifiche internazionali occupano ormai stabilmente gli ultimi posti
Da ultimo le vicende di questi giorni sulla riforma dei contratti di lavoro portata avanti dal primo ministro Monti e dal ministro Fornero evidenziano chiaramente che lo statuto dei lavoratori è stato di fatto cancellato.
Niente mi impedisce infine di pensare che saranno forti le pressioni della gerarchia per rivedere la disciplina se non del divorzio sicuramente quella dell'interruzione della gravidanza.
In sintesi in pochissimo tempo sono stati smantellate tutte le conquiste di decenni di lotte e di battaglie per una società più giusta, più equa e più solidale
E sono state costruite le basi le basi per il ritorno ad una società  HOMO HOMINI LUPUS e sinceramente non mi sembra che ciò costituisca un passo in avanti.
I giovani è opportuno che meditino su tutto ciò perché si prospetta loro un presente ed un futuro pieno di incognite. Per chi giovane non è più l'amara constatazione del fallimento sia delle utopie sia di concezioni più pragmatiche e meno rarefatte. Chi vivrà vedrà

2 commenti:

  1. Graziella Giovannini23 marzo 2012 alle ore 08:52

    Lucida analisi, come sempre, e un aiuto a farci riflettere sul lungo periodo. Concordo sulla quasi totalità di quello che hai scritto. Dissento, almeno in parte, sul giudizio radicalmente negativo sulla scuola italiana. Siamo messi male, ma i nostri giovani vengono accolti e inseriti in molte significative posizioni all'estero e questo significa che qualcosa della nostra formazione funziona. Vuole anche dire che gli altri utilizzano un buon capitale umano per cui non hanno speso nulla.
    Dissento,infine, in modo forte sulla chiusura del post. Come sempre e' successo a tutte le generazioni, anche nella nostra si sono mescolati fallimenti e conquiste. E poi...vivremo e continueremo a impegnarci nel fare.

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  2. Ho pubblicato volentieri il commento sopra riportato che proviene da una persona che per motivi professionali - sociologa all'università - è abituata ad analizzare la società e le sue dinamiche.
    Quanto alla scuola sono sostanzialmente d'accordo sul fatto che ci sono tantissimi giovani validi e capaci: osservo solamente che quelli di cui vediamo le qualità si sono formati 20/25 anni fa quando ancora le basi della scuola pubblica erano robuste. Spero che si possa fare lo stesso tipo di valutazione sui ragazzi che oggi sono alle elementari o alle medie.
    Concordo invece totalmente con il giudizio finale. Spesso sono più pessimista del dovuto ma anche oggi di fronte alle forzature che il governo Monti sta facendo in materia di contratti da lavoro, temo il riaprirsi di una fase di confusione e di politica urlata con il riaffiorare di spinte populiste e demagogiche da parte delle forze che hanno ancora la maggioranza in parlamento.
    Concordo anche sull'ultima affermazione e mi autocito. Il mio libro "Sulla crisi e dintorni" termina con la seguente affermazione: "Quanto a me continuerò a seguire la massima: FAI QUEL CHE DEVI ACCADA QUEL CHE PUO'

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