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mercoledì 8 maggio 2013

L'AVVOCATO UMBERTO AMBROSOLI LASCIA L'AULA CONSILIARE NEL MOMENTO IN CUI INIZIA LA COMMEMORAZIONE DEL SENATORE A VITA GIULIO ANDREOTTI

L'onorevole LARA COMI, giovane parlamentare  ( è nata nel 1983) del PDL ha dichiarato di " non capire il gesto dell'avvocato Umberto Ambrosoli" (candidato governatore della regione Lombardia sconfitto da Maroni ed eletto in consiglio regionale lombardia nelle liste del PD -ndr) il quale ha  lasciato l'aula consiliare in concomitanza con l'inizio della commemorazione del senatore a vita Giulio Andreotti passato a miglior vita (?) nei giorni scorsi.(il calembour è voluto)
Nessuna meraviglia: l'onorevole Comi, indubbiamente una bella donna, è giovane, sicura di sè, aggressiva (io la trovo arrogante) ed è in possesso di molte delle doti richieste per affermarsi all'interno del PDL....................ma...............non capisce. E non capisce perché:
a) è giovane e non ha né memoria né sentore di fatti e di persone che nei trascorsi ultimi decenni sono stati determinanti nelle vicende politiche del nostro Paese, come le ha fatto notare con virulenza il professor Cacciari.
b) operando all'interno del PDL ha assimilato fin dai primi passi in politica il metodo introdotto dal "leader maximo" secondo il quale hanno poca o nulla importanza i contenuti di ciò di cui tempo per tempo si parla perché importante è il tono con il quale ci si rivolge agli altri. e l'unico obbiettivo è "vincere". L'arroganza è confusa con la saldezza di carattere, l'aggressività è scambiata per sicurezza di conoscenze ed intenti, quindi che bisogno c'è di andarsi a documentare?
c) la Comi fa parte di quel manipolo di donne giovani e di gradevole aspetto che il PDL manda nelle televisioni per annunciare il verbo che con la verità delle cose e dei fatti non ha nulla a che dividere. Per cui le cose lineari non sono in grado  di capirle, queste giovani donne.
E allora glielo spiego io, all'onorevole Comi, perché l'avvocato Ambrosoli ha lasciato l'aula quando è iniziata la commemorazione di Andreotti. Faccia finta, onorevole, di trovarsi in una fredda serata di inverno al calduccio della sua casa accoccolata in una poltrona, coperta da un plaid di cachemire e con una tazza di the davanti a lei, ed io comincio a raccontare....................:

C'era una volta, tanto tempo fa, un giovane uomo politico democristiano, si chiamava Giulio Andreotti. Era nato nel 1919 ed aveva mosso i suoi primi passi in politica nella segreteria di Alcide De Gasperi. Finita la guerra si era trovato già pronto, a meno di trenta anni, per occupare posizioni di rilievo all'interno della nomenclatura del partito che avrebbe governato l'Italia fino agli inizi degli anni '90. Sottosegretario a 28 anni, poi ministro innumerevoli volte, quasi sempre della difesa, poi capo del governo 7 volte. Quell'uomo politico aveva una sua "corrente" e basi elettorali a Roma, nel frusinate e, soprattutto, in Sicilia dove aveva un proconsole che teneva i rapporti con la realtà locale. La realtà locale, lei mi capisce,onorevole Comi, comprende un po' di tutto. Quel proconsole si chiamava Salvo Lima il quale, nato nel 1928 e figlio di Vincenzo, affiliato alla cosca dei La Barbera, iniziò  la carriera politica giovanissimo, fu Vicesindaco e sindaco di Palermo, e per un lunghissimo periodo fu a capo della corrente andreottiana in Sicilia. Lima. poverino, finì morto ammazzato per mano ignota(sic) il 12 Marzo 1992; due in motocicletta affiancarono l'auto dove viaggiava, colpirono solo lui, lo finirono a colpi di pistola mentre cercava di scappare a piedi.

Negli stessi anni un giovane, brillante e determinato avvocato siciliano, Michele Sindona, nato nel   1920 a Patti, cittadina in provincia di Messina affacciata sullo splendido golfo prospiciente le isole Eolie,si era spostato a Milano dove era oggettivamente più facile che in Sicilia affermarsi nel campo bancario e finanziario. Sindona aveva acquistato due piccole banche(la Banca Privata Finanziaria e la Banca Unione) che si occupavano in definitiva di investire a Milano denari  di provenienza siciliana e di "lavare" sul mercato milanese risorse finanziarie di non sempre limpida origine. La comune origine siciliana di Lima e Sindona, e, probabilmente, qualche conoscenza in comune, favorirono un sodalizio tra i due che durò lunghi anni e rafforzò la stima e la considerazione del sempre più potente Andreotti nei confronti del brillante avvocato siciliano. Il quale avvocato investiva prevalentemente denaro di Stefano Bontade, degli Inzerillo, dei Gambino. Di quella, insomma, che fu chiamata in seguito la "mafia perdente". In quegli anni c'erano anche altri che investivano a Milano i denari  di Stefano Bontade, principe di Villagrazia, ma questo è un altro discorso che esula dal tema di cui stiamo parlando.
Sindona ebbe come avversari acerrimi, in quegli anni, altri due siciliani, Enrico Cuccia e Ugo La Malfa, che fecero di tutto per fermare l'ascesa del finanziere di Patti che, nel frattempo, aveva instaurato ottimi rapporti con le gerarchie vaticane, con lo IOR e con Calvi. e ampliato l'attività con l'acquisto della Franklin bank negli Stati Uniti d'America.
Nel 1974 l'impero Sindona comincia a scricchiolare, la Franklin  viene dichiarata fallita e Sindona accusato di bancarotta (negli USA dove la galera la fai, per queste cose) Tutti i suoi "amici" intervengono a suo sostegno: il vaticano, la P 2 (Sindona ha la tessera n.1612), Cosa Nostra, che deve salvare i suoi soldi ma la Banca d'Italia- ascolti bene, Comi , che se no non capisce, nomina commissario liquidatore della Banca Privata Italiana l'avvocato Giorgio Ambrosoli. il padre di quell'Umberto Ambrosoli che ha lasciato l'aula consiliare quando è iniziata la commemorazione del divo Giulio. L'avvocato Giorgio Ambrosoli è un uomo con la schiena dritta, un eroe borghese lo hanno chiamato, e svolge il suo compito con competenza ed ostinata onestà,. Vada a leggersi la lettera che il 25 Febbraio 1975 scrisse alla moglie Anna e vedrà chi era Giorgio Ambrosoli. Intorno gli si allarga un'ombra di pressioni, minacce e intimidazioni, tra le quali l'intervento pesantissimo del divo Giulio che,, interessato a salvare sia il Banco Ambrosiano di Calvi che il Gruppo Sindona c "manda" un suo magistrato, Infelisi, nel Marzo 1979, ad accusare i vertici di Bankitalia, il governatore Baffi  e  il Capo della vigilanza Mario Sarcinelli, due galantuomini, di favoreggiamento e interesse privato nel corso di un'indagine che coinvolgeva il banco Ambrosiano  Entrambi saranno poi assolti ma intanto erano stati indeboliti e costretti a lasciare il campo
L'epilogo, per l'avvocato Giorgio Ambrosoli, arriva l'11 Luglio 1979 quando un sicario giunto dall'America - tale Aricò - lo uccide con quattro colpi di calibro 357 magnum mentre sta rientrando a casa. Le risultanze processuali faranno emergere che il mandante del sicario è proprio Michele Sindona che non sopporta che gli venga smontato il giocattolo. E Sindona, già accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere in Italia e negli USA viene condannato all'ergastolo. Poi Sindona, estradato in Italia, verrà convinto a bere un caffè alla stricnina. nel carcere di Pavia, ma anche questa è un'altra storia, onorevole Comi, non voglio confonderle le idee.
Ma, tornando ad Andreotti, lo sa come il divo Giulio commentò l'uccisione del'avvocato Ambrosoli?. Glielo scrivo con colore blu,  il colore del suo partito :"Ambrosoli - rispose Andreotti ad una domanda del giornalista Giovanni Minoli nel Settembre del 2010 con il suo glaciale cinismo- è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando"
E lei , onorevole Comi, non capisce perché  il figlio è uscito dall'aula? E' stato fin troppo corretto a limitarsi ad uscire dall'aula. Perché, a mio avviso,  quella sola gelida frase di commento avrebbe meritato ben altra reazione.
Spero di averle spiegato, onorevole Comi, il perché. Se vuole infiniti maggiori dettagli, sono a sua disposizione. Cercherò di farle capire alcune altre cose, anche se temo di non riuscirci.

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