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mercoledì 26 giugno 2013

DERIVATI DERIVATI DERIVATI

Ogni tanto mi trovo a pensare che se fossi vissuto in Grecia intorno al quinto, quarto secolo avanti Cristo, probabilmente di mestiere avrei fatto "l'oracolo", cioè colui che vaticina. A Delfi o a Delo (piccolissima isola al centro delle Cicladi che durante il periodo di maggior splendore della civiltà greca fu adibita esclusivamente a  luogo di culto con la presenza di numerosissimi templi dedicati alle maggiori divinità dell'olimpo greco)
Apro una parentesi: a me piace l'autoironia e come l'apprezzo negli altri così spero la apprezzino gli altri quando la uso io. 
In particolare con un post del 24 Gennaio 2013 facevo il punto della situazione sul rischio derivati nei nostri conti pubblici richiamando i numerosi articoli che avevo scritto sull'argomento. E paventavo che la "politica" di scarsa trasparenza adottata negli ultimi venti anni e di operazioni "ardite" messe in piedi  per presentare una immagine dei "conti" migliore di quanto in verità non fossero, nascondessero amare sorprese.
In punto i mezzi di informazione danno ampio risalto ad una relazione del Ministero dell'Economia alla Corte dei Conti nella quale si parla di un rischio potenziale di 8 miliardi di euro su alcuni derivati stipulati negli anni '90  - direttore generale del tesoro Mario Draghi -  e ristrutturati nel 2012. Al riguardo ricordo che il 2 Gennaio 2012 sono stati versati alla Morgan Stanley - senza alcun rilievo da parte dei servizi di informazione- 3,2 miliardi di dollari (2,5 mld di euro) per chiudere un derivato stipulato negli anni '90 da Draghi.
Io mi auguro che il rischio si limiti a quei 8 miliardi max di cui parla la relazione. Ma siccome sono portato a "pensar male" e tenuto conto che i derivati nel portafoglio del tesoro ammontano a 160 miliardi, non mi meraviglierei se uscissero altre sorprese.

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