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giovedì 4 settembre 2014

TUTTO SBAGLIATO TUTTO DA RIFARE(TERZO POST)


Qualche giorno fa "Il fatto quotidiano" titolava: "Renzi - tutto da rifare". Debbo confessare che mi sono sentito lusingato dal fatto che il quotidiano di Padellaro e Travaglio avesse impostato con le mie stesse parole un discorso sull'efficacia delle misure prese o in dirittura di arrivo per il rilancio del Paese, in particolare la misura degli 80 euro.
Perché tutto da rifare, tutto sbagliato. Perché è sbagliato l'approccio; perché la crisi,  vero, è una crisi dovuta al calo dei consumi, ma conseguente al fatto che essa è determinata da una sempre maggior difficoltà del nostro apparato industriale a  produrre beni  che reggano la concorrenza sui mercati internazionali. Mi spiego:
- negli ultimi trenta anni si è assistito ad un fenomeno mai verificatosi in precedenza: un massiccio trasferimento dell'industria manufatturiera dall'Europa all'est e al sud-est asiatico. Ciò ha determinato una drastica riduzione di "stabilimenti" con immediata ripercussione sugli investimenti, sull'indotto diretto, sulle attività "collaterali"allo stabilimento.  Per attività "collaterali" intendo tutto ciò che ruota intorno ad un grosso stabilimento( mense aziendali, imprese di pulizia, bar, edicole, servizi di trasporto ecc). Inoltre si è ridotta la capacità di produrre nuovo "know how". Questo fenomeno ha riguardato tutta l'Europa tanto è vero che la Francia ha problemi simili ai nostri e anche la Germania comincia ad accusare qualche battuta d'arresto, ma nel nostro Paese è stato ulteriormente aggravato dal fatto che negli ultimi decenni non c'è stata nessuna politica industriale nè da parte del mondo delle imprese nè da parte dei vari governi che si sono via via succeduti, con l'unica eccezione del Prodi 1, e con il sindacato che non è riuscito minimamente ad uscire dai suoi consolidati schemi mentali che lo rendono ormai incapace, a mio avviso, di comprendere le dinamiche in corso e, soprattutto, di avanzare proposte concrete. Ci siamo pertanto ritrovati dopo una crisi che è stata la più lunga del dopoguerra in questa situazione:
- nessuna multinazionale produce più in Italia perché da tempo hanno delocalizzato (negli anni 60, tanto per fare un esempio, la Philips produceva televisori a Sesto S.Giovanni)
- le imprese nazionali più dinamiche hanno anche esse delocalizzato sia nell'est europeo sia nelle aree alle quali si accennava più sopra
- è venuta meno completamente l'industria di stato (IRI in primis) che nel dopoguerra aveva creato milioni di posti di lavoro).
- siamo debolissimi nell'approvvigionamento energetico.
- siamo completamente usciti da settori importantissimi( settore auto, chimico, chimico-farmaceutico, elettronica di consumo; il settore delle acciaierie sta esaurendo la sua presenza come il petrolchimico)
- molti marchi italiani sono in realtà di proprietà di gruppi stranieri che adottano strategie di convenienza
- abbiamo un debito pubblico enorme la cui "esplosione" non è servita a costruire infrastrutture e non è andata a finanziare investimenti bensì  è andata ad alimentare una corruzione quale mai si era vista ed una tendenza allo spreco di risorse da far accapponare la pelle
In questo contesto agire sui "consumi" per far ripartire l'economia è non solo destinato ad ottenere risultati nulli ma rischia di provocare un aggravamento della situazione. E' stato detto che l'introduzione degli 80 euro non ha prodotto alcun risultato. Meglio così perché se i cittadini consumatori li avessero spesi sarebbe quasi tutto andato in prodotti di importazione. Certo non nego che gli 80 euro possano aver dato sollievo a non poche famiglie ma se non ritorna la fiducia  tutto resterà bloccato. E come può tornare la fiducia se ogni giorno assistiamo agli spettacoli inverecondi del mondo della politica che lasciano i cittadini  con le mani desolatamente lungo i fianchi? Le hanno provate tutte, gli italiani. Adesso ho l'impressione che stiano alzando le mani in segno di resa.
Poi ci si sono messi anche Razzi e Salvini a fare l'elogio della Corea, non quella del Sud che ci inonda di televisori, telefonini e ed elettrodomestici vari, ma quella del Nord, raro esempio d benessere e democrazia, siamo proprio al baratro.
E allora che si deve fare? E' una parola, dirlo: cercherò comunque di fare qualche riflessione nei prossimi post.

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