Visualizzazioni totali

lunedì 27 aprile 2015

BANCA DELLE MARCHE - UN SILENZIO ASSORDANTE

Sul fronte marchigiano tutto tace e questo è il più preoccupante dei segnali. Se a distanza di due anni dal commissariamento Bankitalia non è riuscita a trovare una soluzione significa che la matassa è così ingarbugliata che non c'è nessuno in grado di dipanarla. Si è parlato di un possibile intervento della Popolare Vicentina che non mi sembra possa avere la forza per sostenere l'operazione. Anche l'intervento di Italfondiario sembra non più d'attualità. Altro non c'è se non, forse, qualche fumoso approccio di non chiara origine Intanto la banca è completamente ferma, l'economia marchigiana è al collasso e i responsabili del disastro tutti felicemente a piede libero. Nemmeno la Consob è ancora riuscita ad irrogare sanzioni. Il mio pensiero è questo, lo ribadisco:
a) il capitale è completamente azzerato e il valore delle azioni nullo. Le fondazioni dovranno continuare a svalutare e i privati è meglio che si mettano il cuore in pace. Parlare ancora di difesa della "marchigianità" dell'Istituto, come fa ancora qualcuno, è semplicemente ridicolo.
b) per capire quello che è successo nelle Marche bisogna partire dal MONTEPASCHISIENA.
Il Montepaschi è la più antica banca d'Europa(è stata fondata nel 1472) ma fino a pochi anni fa aveva una connotazione poco più che regionale. Fortissima in Toscana in una situazione di posizione dominante destinata comunque ad essere ridimensionata per le norme anticoncentrazione, non poteva che fare una scelta di crescere e non poteva che crescere per linee esterne. In Montepaschi da sempre il potere è stato nelle mani del PCI (a livello locale e nazionale) e delle sue evoluzioni e della Massoneria. Ed è agli uomini indicati da questi due poteri alla guida dell'Istituto che si debbono le scelte fatte in questi ultimi anni, scelte quasi tutte sbagliate. Bisognerà poi accertare se gli errori sono stati commessi in buona fede o no
BANCA DEL SALENTO
Il pimo disastro fu l'acquisizione, nel 2000, della Banca del Salento, ribattezzata poi BANCA 121. Fondata nel 1948, nel 1967 si trovò ad affrontare una difficile situazione per degli ammanchi dovuti a funzionari infedeli; venne ricapitalizzata da Giovanni Semeraro che acquisì la maggioranza dell'Istituto. Direttore Generale fu nominato Vincenzo de Bustis proveniente da BNL. Fu tra le prime a dotarsi di una piattaforma telematica e divenne una delle realtà più dinamiche, seppur di modeste dimensioni, del panorama bancario. Ciò indusse il MPS a pagare la somma folle di 2,500 miliardi di lire, nel dicembre 1999, per acquisire la maggioranza del capitale, ma subito scoppiò una pesante grana perchè alcuni clienti contestarono la natura "truffaldina" di due prodotti finanziari chiamati "MY WAY" e "FOR YOU". Nel 2005 MPS acquisì il 100% e nel 2010 la incorporò nella Capogruppo per diluire in un corpo più grande troppi aspetti oscuri.  Circolò voce che l'operazione di acquisizione fosse stata fortemente caldeggiata da un noto uomo politico salentino allora Presidente del Consiglio, Massimo D'Alema. Non mi riesce difficile crederlo visto che le scelte in MPS le prendeva l'allora PDS. Se ci fu interesse personale non lo so; avendo la tendenza a pensar male, una idea ce l'ho ma è la mia e tale rimane.
BANCA AGRICOLA MANTOVANA
Altra acquisizione di rilievo fu quella della Banca Agricola Mantovana; il MPS lanciò un'OPA nel Dicembre 1998 che fu accettata dalla maggioranza dei soci per cui  anche BAM entrò a far parte del gruppo nel 1999 e  quindi incorporata in MPS nel settembre 2008.
La BAM era un istituto locale con forte radicamento nell'area economicamente più dinamica del Paese, Lombardia orientale e Veneto. Inoltre aveva un buon radicamento nella Lombardia occidentale attraverso la BANCA POPOLARE DI ABBIATEGRASSO detenuta al 100%, in Emilia dove aveva incorporato piccole banche locali e un "private bank" di prestigio con la BANCA STEINHAUSLIN di Firenze.
La Banca era diretta dal 1995 da Mario Petroni, toscano e probabilmente massone, che era stato portato al vertice dell'Istituto, con il beneplacito di Cesare Geronzi - era direttore centrale Banca di Roma - dal Gruppo Berlusconi al quale sia Geronzi che Petroni erano fortemente legati. Silvio Berlusconi era già sceso in campo ed aveva già avuto la prima esperienza di governo. A Petroni fu poi rimproverato di essere stato la testa di ponte per lo sbarco dei toscani a Mantova. Certo è che quando si trovò nel Gruppo MPS fu palesemente  di troppo e fu costretto a uscire. Comunque l'operazione dal punto di vista industriale aveva un senso per il MPS che andava a coprire aree in cui era scoperto. Per capire un po' le cose ricordo che MASSIMO BIANCONI, prima di arrivare nelle Marche fu per un breve periodo Condirettore Generale della Agricola Mantovana accanto a Petroni. Per maggiori dettagli allego in calce il post del 13 Agosto 2013 nel quale ricostruivo i vari passaggi della carriera di Bianconi. Ricordo altresì che nel capitale sociale di Banca Agricola Mantovana erano soci forti alcuni personaggi che venivano giornalisticamente chiamati "imprenditori della razza padana".Emilio Gnutti e la sua Fingruppo, Tiberio, Fausto ed Ettore Lonati, personaggi che ritroveremo, insieme a Stefano Ricucci nellevicende della ANTONVENETA

NOTA: SPEZZO QUESTO POST IN DUE PERCHE MI RENDO CONTO CHE PUO' ESSERE PESANTE PER I NON ADDETTI AI LAVORI 

Nessun commento:

Posta un commento