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domenica 8 gennaio 2012

LA MANOVRA DI MONTI - LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Con i blitz di Giuardia di Finanza e Agenzia delle Entrate di questi giorni di fatto è iniziata la fase 2 dell'azione di governo dell'esecutivo Monti. Vorrei completare quindi l'analisi della fase 1 (legge  22/12/2011 numero 214 approvata prima di Natale) con alcune notazioni circa il completamento della riforma delle pensioni iniziata nel 92 con il governo Amato, proseguita con la riforma Dini del '95, con gli interventi di Maroni e di Prodi nella prima decade del millennio e praticamente conclusa con i recenti   interventi del governo Monti.
Vediamo le novità:
A) si passa definitivamente al sistema contributivo per tutti ( il sistema che calcola la pensione sulla base dei contributi versati). Non è che questo produca effetti sconvolgenti rispetto alla situazione precedente. Perché
- chi è stato assunto dal 1 Gennaio 1996 aveva già il contributivo per tutta la sua vita lavorativa per cui non gli cambia niente
- chi al 31 Dicembre '95 aveva meno di 18 anni di contributi aveva già il contributivo pro-rata per cui non gli cambia niente.
- chi al 31 Dicembre '95 aveva da 25 anni in su di contributi è già in pensione con il sistema retributivo
- chi al 31 Dicembre '95 aveva dai 18 anni di contribuzione in su viene leggermente penalizzzato perchè con le vecchie norme avrebbe avuto il retributivo per tutta la sua carriera lavorativa mentre ora gli anni dal 1 Gennaio 2012 al momento di collocamento in pensione gli vengono calcolati con il contributivo. La perdita è piccola, anzi potrebbe non esserci perdita se si considera che con il vecchio sistema oltre i 40 anni non si maturavano pi contributi.
B) PENSIONE DI VECCHIAIA
E quella che si consegue con il requisito dell'età anche se con un numero di anni di contributi basso
Dal 1 Gennaio 2012 gli uomini e le dipendenti pubbliche ne acquisiscono il diritto a 66 anni. A tale età verranno allineate progressivamente anche le dipendenti del settore privato (a regime nel 2016) e gli autonomi (a regime nel 2018). Anche qui cambia poco visto che l precedente limite era 65 anni
C) PENSIONI DI ANZIANITA'
La riforma Monti le abolisce e sono sostituite dal "pensionamento anticipato"per poter usufruire del quale occorre avere 42 anni di contributi gli uomini e 41 le donne. E' questa la novità più grande perché oggettivamente penalizza chi con il vecchio metodo poteva andare in pensione prima o con 40 anni di contributi o con le famose quote (età anagrafica + anni contributivi) che per il 2012 erano previste a quota 96  per i lavoratori dipendenti ( 60anni + 36 di contributi)  Sarebbe stato opportuno introdurre la norma con maggiore gradualità perché penalizza fortemente chi ha 36/37/38 anni di contributi che se in possesso del requisito dell'età sarebbe potuto andare in pensione e che invece deve attendere i 41(se donna o 42 anni (se uomo) di contribuzione.
COROLLARIO ALLA MANOVRA SONO:
- il blocco dell'adeguamento all'indice Istat dell'importo delle pensioni superiori a tre volte il minimo 1.400 euro mensili (lordi)
- la "tracciabilità" per chi percepisce pensioni superiori ai 1.000 euro (norma che ritengo ingiusta e assurda perché la tracciabilità ha finalità di lotta all'evasione e non si capisce come possa evadere un pensionato che paga l'Irpef alla fonte)
- sono salvaguardati i diritti di chi aveva maturato i requisiti al 31 Dicembre 2011 che può andare in pensione con il vecchio metodo.
In sintesi la riforma completa un percorso già avviato negli anni scorsi e anticipa solamente alcuni degli effetti già previsti dalle vecchie norme.
E allora perchèé il premier Monti e il Ministro Fornero hanno dato così grande importanza all'inserimento già nella prima fase del completamento della riforma delle pensioni?
Cercherò di spiegarlo nel prossimo post. 

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