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giovedì 29 agosto 2013

FINE AGOSTO 2013 - IL PUNTO

La seconda Repubblica
Ho ovviamente rivisto, prima di pubblicarlo, il video del discorso di discesa in campo di Berlusconi. Tutto condivisibile; peccato non ci sia stata  alcuna corrispondenza tra quello che SB enunciava in quel discorso e i suoi atti di governo e comportamenti successivi e peccato che in venti anni nessuno degli obbiettivi dichiarati sia stato raggiunto
In questi ultimi venti anni è accaduto questo, nel mondo:
- il processo di globalizzazione ha segnato una notevole accelerazione e gran parte della produzione manufatturiera di prodotti a basso valore aggiunto e a forte intensità di manodopera si è spostata in pochi anni in estremo oriente (Cina, Taiwan,Vietnam, Filippine) o nei paesi europei più arretrati (europa dell'est e Turchia).
Si è affacciato un nuovo competitor fortissimo, la Corea del Sud, nei settori a tecnologia medio/alta (televisori, riproduttori di immagini o di suoni, telefonia, elettrodomestici bianchi, impianti di climatizzazione, auto)
- il Giappone ha confermato la sua leadership nel settore auto, investendo molto in ricerca su nuove tecnologie come il motore ibrido, ed in molti settori dell'elettronica di consumo
- la Germania ha conservato la sua leadership nel settore meccanico e chimico e nel settore auto
Gli Stati uniti hanno conservato la leadership nei settori più avanzati e nell'innovazione tecnologica (basti pensare che tutti i "socialnetworks"sono stati concepiti e realizzati negli USA, che i sistemi operativi con cui girano i nostri computer sono americani, che il settore farmaceutico è praticamente tutto in mano a Gruppi USA, così come tutto il settore della ricerca nel campo delle produzioni agricole, per non parlare del settore militare e dell'areonautica civile. Wall Street ha continuato ad avere un ruolo di rilievo assoluto come piazza finanziaria.
- la Gran Bretagna ha puntato sulla finanza e Londra in pochi anni si è affiancata a New York come principale piazza finanziaria d'occidente. In Oriente Tokyo e Hong Kong.
Noi siamo rimasti completamente immobili ed inerti nella totale mancanza di una politica industriale da parte dei governi, abbiamo continuato ad accumulare deficit di bilancio enormi (a fine 2013 il rapporto debito/pil sarà superiore al 130%) senza che fossero stati  fatti investimenti di rilievo(un po'di alta velocità, qualche aeroporto minore r poco più). Abbiamo  vissuto al di sopra dei nostri mezzi e ci siamo cullati nell'illusione che lo stellone italico ci avrebbe per l' ennesima volta salvato. Il tutto alimentato da una irresponsabile visione ottimistica veicolata dal premier Berlusconi Ma anche la sinistra ha enormi responsabilità. Il primo governo Prodi, morto per fuoco amico dopo due anni, nella sua prima fase dovette fronteggiare l'emergenza di raggiungere parametri migliori per entrare nell'euro (e per fortuna ci siamo entrati, altrimenti saremmo già in Argentina o in Grecia) e non ebbe tempo di impostare una politica economica di largo e lungo respiro. Il secondo governo Prodi, durato anche meno per sua debolezza interna, nella sua prima fase dovette prendere misure che invertissero la tendenza ad un aumento esponenziale del debito pubblico. E il compianto Padoa-Schioppa ci riuscì, riducendo in meno di due anni il rapporto debito/pil dal 106 al 103%; ma anche al secondo esecutivo del professore di Bologna mancò il tempo e sempre per tensioni interne. Il governo Monti ha operato bene nei primi mesi quando c'era urgente bisogno di recuperare credibilità, poi si è perso nella mediocrità Bisogna dare atto alla Lega di aver capito per tempo i pericoli che venivano dalla globalizzazione; ma fu la ricetta ad essere completamente sbagliata: richiudersi nelle valli a parlare dialetto e a difendere "la roba" non è mai stato un approccio vincente. Di fronte alle spinte enormi della globalizzazione è stato un approccio che definirei "patetico" anche perché non sostenuto da una adeguata preparazione teorica degli esponenti leghisti. Quanto all'industria,  la parte più dinamica e spregiudicata dell'imprenditoria si è salvata "delocalizzando", talvolta in modo del tutto traumatico come è successo anche in questi ultimi giorni. Alcune grandi dinastie imprenditoriali titolari di marchi prestigiosi hanno preferito vendere: ad acquistare sono stati nella pressoché totalità dei casi gruppi esteri (ultimo il caso di Loro Piana), e, comunque, in pochi anni sono scomparse dalla scena aziende italiane di prim'ordine, non siamo più presenti a livello internazionale in settori importanti ed ha cominciato a soffrire anche la piccola e media industria, che non è più "indotto" di apparati produttivi di grandi dimensioni, non ha economie di scala che le consentano di fare investimenti in innovazione e non ha più sbocchi continuativi di mercato.
Inoltre una acritica adesione da parte nostra alle convenzioni di Basilea 1 2 e tre per il settore creditizio ha comportato un irrigidimento e un blocco nell'erogazione del credito, una situazione che ha assunto le caratteristiche di vero e proprio pericolosissimo"credit crunch"
Riscontro concreto di ciò che vado affermando? Scomparse Olivetti, Falck, ridimensionata drasticamente l'attività di Fiat in Italia, chiuso  lo stabilimento di Arese di Alfa Romeo, la Pirelli ormai produce solamente all'estero. La siderurgia completamente ridisegnata: la mano pubblica di fatto uscita di scena, Taranto in mano ai Riva - con tutte le problematiche - così pure Genova, Terni alla Thyssen, il Gruppo Lucchini - nei giorni scorsi è mancato il fondatore Luigi Lucchini - da tempo ha venduto le attività ai russi. Chiusa la Franco Tosi e ridotte al minimo le attività di Ansaldo. Parmalat acquisita da Lactalis. La cantieristica a Trieste, Genova, Ancona che boccheggia, la chimica di base inesistente,(Montedison ed Enichem accorpate in Enimont,furono uno degli esempi più eclatanti del sistema corruttivo dilagato nei primi anni 90). La chimica fine pure (Gardini  - faccio il primo esempio che mi viene in mente -vendette Farmitalia al Gruppo svedese Pharmacia nel Giugno 1993, poche settimane prima di morire). 
E ricordo che quando chiude uno stabilimento o un impianto produttivo di grandi dimensioni, la chiusura si riflette immediatamente sull'indotto diretto ma anche su quello indiretto (l'azienda che fornisce il servizio mensa al personale, le imprese di pulizia, il bar nel quale  i dipendenti fanno colazione prima di iniziare l'attività produttiva, l'edicola dei giornali, il personale per piccoli interventi di manutenzione o di riparazione ecc.ecc,ecc.) Infine, la conseguenza più grave di tutte, in pochissimo tempo si perde il "knowhow" accumulato magari in decenni e - cosa ancor più grave - si perde la capacità di produrne di nuovo, di "knowhow".
La conseguenza di tutto ciò è che praticamente tutto quello che utilizziamo è di produzione non italiana e ci arriva da aziende e Gruppi  stranieri
Ve ne do rapida dimostrazione e conferma; in questo momento:
- il computer sul quale sto lavorando è un vecchio "Fujitsu Siemens"( Giappone - Germania).
- per monitor utilizzo un televisore Philips (azienda olandese prodotto in Oriente) da 19 pollici.
- la tastiera e il mouse sono Microsoft prodotti, penso, in Cina, la stampante una HP prodotta a Taiwan
- il sistema operativo è un vecchio ma ancora efficace Windows XP (Microsoft ma prodotto in Oriente)
- il telefonino appoggiato sul tavolo è un SAMSUNG Galaxi S 3 (Corea del Sud 
- il telefono fisso è un Gigaset della Siemens
- il televisore principale è un LG 47 pollici 3D, in camera da letto un Samsung led 22 pollici (entrambe coreane)
- l'impianto stereo un vecchio ma ancora perfetto SANSUI (giapponese)
- i climatizzatori SAMSUNG
- la mia auto è una Toyota Prius ibrida.
- le scarpe che indosso sono Asics (azienda italiana) fabbricate in Cambogia
- i Jeans  sono IVI OXFORD (comperati allo spaccio aziendale sito a tre chilometri da casa mia) fabbricati in Indonesia
- la polo una IVI OXFORD fabbricata alle Mauritius
Passando al settore della distribuzione, le catene di ipermercati sono quasi tutte non italiane (Carrefour, Auchan, il Gigante, Billa). Uniche italiane di rilievo, per fortuna, Ipercoop e Esselunga.
Potrei proseguire per ore.
Perché ho fatto questo lungo elenco. Per attirare l'attenzione sul fatto che è del tutto demagogico pensare che si possano risolvere i problemi della nostra economia con un colpo di bacchetta magica o con qualche bel discorso che contenga chissà quante dichiarazione di intenti. 
Ma allora non si può far niente? Si, si può fare. Quello che secondo me si può fare alla prossima ed  ultima puntata.
segue


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