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domenica 10 luglio 2011

IL LODO MONDADORI

La famiglia del premier, in primis la figlia Marina, ha espresso giudizi durissimi sulla sentenza (di secondo grado, meglio precisarlo e che conferma di fatto quella di primo grado) che condanna la Fininvest a pagare una notevole somma di denaro al Gruppo Cir/De Benedetti in relazione ai danni  da questo  subìti in relazione alle vicende del cosiddetto LODO MONDADORI che attribuì la Mondadori stessa al Gruppo del presidente del Consiglio sulla base di una sentenza del Giudice Metta pagata, è stato accertato giudizialmente, 400 milioni di lire.
Si tratterebbe del solito accanimento contro il premier e il suo Gruppo, vittime innocenti dell'azione distruttiva dei giudici "di sinistra"che perseguitano da sempre il presidente del consiglio e le sue attività
Io faccio una piccola osservazione, prima di cercare di spiegare con parole chiare e semplici, così almeno cercherò di fare, l'oggetto del contendere.
Il premier da vent'anni è tirato in ballo dalle procure di tutta Italia e anche di quache Paese estero (basti pensare alla Spagna e alle inchieste del giudice Garzon) per una gamma di reati che comprende quasi tutto il codice penale: corruzione in atti giudiziari, falso in bilancio, prostituzione minorile,corruzione di magistrati, ufficiali della guardia di finanza, pubblici ufficiali in genere ecc.ecc.ecc.
E non è vero che è stato sempre riconosciuto innocente. Spesso si è salvato con la prescrizione, alcune volte è stato condannato in primo grado ed il procedimento è ancora in corso. Il fatto é che il premier ha sempre concepito come costo industriale la corruzione, ha sempre considerato tutti in vendita e perciò comprabili, non ha mai esitato a violare le regole del codice civile e del coodice penale (non parlo delle regole del codice etico) se nel rapporto costi/benefici prevaleva l'utilità di violare la norma sul rischio che si correva.
Comportamenti discutibili, censurabili ma in qualche modo comprensibili se si limitavano alla attività imprenditoriale(sai di commettere reati, ti conviene farlo, valuti il rischio, lo fai, amen, l'importante che  le sanzioni arrivino rapide in caso di accertamento di responsabilità) ma non tollerabili in un uomo di stato responsabile dei destini di una nazione di 60 milioni di abitanti
Alfano ha dichiarato ieri che il premier è sereno per poter governare.
Excusatio non petita, accusatio manifesta, caro sig. ministro neo segretario del partito dell''amore e degli onesti (glielo dico in siciliano - sto scrivendo dalla Sicilia - "minchia, ma che ci vulissi prinniri pu 'u culu, signor ministro ?"
No, SB era "unfit" prima ed è sempre più deleterio adesso. Chieda al ministro Tremonti in che condizioni sono le casse dello stato.
E i suoi incontri con le procure sono conseguenze di comportamenti, non di accanimenti. A meno che non si voglia dire che la magistratura è superflua ed allora tutto si tiene.
E veniamo al LODO MONDADORI
Siamo nella seconda metà degli anni '80. Il gruppo Fininvest in piena espansione decide di acquisire la Mondadori rastrellando sul mercato consistenti pacchetti di azioni. Le operazioni avvengono in gran parte con lo schermo di società estere del perimetro Mills e utilizzando fondi esteri.
I pacchetti acquistati non sono peraltro sufficienti ad acquisire il controllo del Gruppo-
Nell' 87 muore Mario Formenton, marito di Cristina Mondadori, che amministra il pacchetto di azioni rimasto alla famiglia. Si apre la sucessione ed emergono contrati in famiglia sul miglior utilizzo del pacchetto.
Mario Formenton, che di De Benedetti era amico, aveva stipulato un contratto con quest'ultimo per il passaggio delle quote a De Benedetti entro il 31 Gennaio 1991. Gli eredi, invece, optano per cedere il pacchetto al Gruppo Fininvest che, nel frattempo, aveva acquisito il pacchetto di Leonardo Mondadori.
Nel novembre 89, nello studio dell'avvocato Dotti, di sabato mattina, viene perfezionata l'operazione di passaggio del pacchetto in mano agli eredi Formenton al Gruppo Fininvest per l'importo, pare, di circa 200 miliardi di lire, il che consente a Silvio Berlusconi di insediarsi nel gennaio 90 come nuovo Presidente della Mondadori. E' il culmine della "Guerra della Rosa."
De Benedetti non ci sta, si apre un contenzioso e le parti (a quel punto sono rimasti solamente Fininvest e Cir) si accordato per attribuire ad un arbitrato il compito di dirimere la controversia.
Viene nominato un collegio arbitrale di tre persone: di esso fanno parte il prof. Pietro Rescigno (mio professore di Istituzioni di diritto privato a Bologna nella seconda metà deglii anni 60) designato dalla Cir, Natalino Irti, desgnato dai Formenton, Carlo Maria Pratis, Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, designato dal primo presidente della Corte di Cassazione.
Il 20 Giugno 1990 il verdetto: l'accordo Formenton/De Benedetti è valido per cui le azioni ex Formenton debbono andare a De Benedetti che, a quel punto, ha il 50,3% delle ordinarie e il 79% delle privilegiate.
Come conseguenza del lodo, Sivio Berlusconi lascia la Presidenza di Mondadori.
Ma il Presidente del consiglio, coriaceo come sempre, e i Formenton non si danno per vinti ed impugnano il lodo presso la corte d'appello di Roma la quale stabilisce che del caso dovrà occuparsi la sezione civile.
La sezione civile, presieduta da Armando Valente con giudici a latere Giovanni Paolini e Vittorio Metta, relatore, sentenzia che una parte dell'accordo Formenton/De Benedetti è in contrasto con le regole del codice civile per cui l'intero accordo deve ritenersi nullo.
La sentenza annula il lodo e, di conseguenza, le azioni tornano al Gruppo Fininvest.
Viene accertato giudizialmente, in un procedimento a parte, che il giudice Metta ha ricevuto attraverso l'avvocato Previti e per conto del Gruppo Finivest 400 milioni di lire per "pilotare" la sentenza in senso favorevole al Gruppo.
La guerra della Rosa si arresta momentaneamente in quanto il "mediatore" Ciarrapico, su incarico del Presidente Andreotti, compone il dissidio con un armistizio che attribuisce Panorama, Epoca e il resto della Mondadori alla Fininvest ed il Gruppo Repubblica/L'Espresso a De Benedetti. Fininvest riceve un conguaglio di 365 miliardi di lire(Questo se lo sono dimenticato tutti)
I processi penali vanno di pari passo con quelli civili ed alla luce della sentenza che riconosce il giudice Metta responsabile di essersi fatto corrompere, viene emessa  il 3 Ottobre 2009 la sentenza di primo grado che riconosce che il Gruppo De Benedetti é stato danneggiato per la somma di 750 milioni di euro nella ripartizione delle attività tra i due gruppi.
IERI LA SENTENZA  DI APPELLO CHE CONFERMA NEL MERITO QUELLA DI PRIMO GRADO MA RIDUCE L'IMPORTO A 540 MILIONI DI EURO PIU' 20 DI INTERESSI LEGALI E SPESE.
RAMMENTO CHE IL PREMIER, TEMENDO LA SENTENZA DI IERI, AVEVA TENTATO NEI GIORNI SCORSI DI INSERIRE FRAUDOLENTEMENTE NEL DECRETO RELATIVO ALLA MANOVRA UNA NORMA DI SALVAGUARDIA, CHIAMAMOLA COSI, CHE GLI PERMETESSE DI PROCASTINARE IL PAGAMENTO, TEMUTO PERCHE' DOVUTO.
RAMMENTO ANCHE CHE GIA LA SENTENZA DI PRIMO GRADO ERA PROVVISORIAMENTE ESECUTIVA E CHE IL GRUPPO DE BENEDETTI AVEVA RINUNCIATO DOPO IL PRIMO GRADO A VALERSI DELLA ESECUTORIETA' FACENDOSI GARANTIRE IL CREDITO DA UNA FIDEJUSSIONE DI 800 MILIONI DI EURO RILASCIATA DA 4 IMPORTANTI ISTITUTI DI CREDITO NELL'INTERESSE E PER CONTO DEL GRUPPO FININVEST
LA FIDEJUSSIONE E' ESCUTIBILE FIN DA DOMANI MATTINA E LA SENTENZA DI SECONDO GRADO E' ESECUTIVA.
QUESTI I FATTI. A CHI LEGGE LIBERTA'DI FORMARSI UN PROPRIO CONVINCIMENTO IN MERITO.

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