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mercoledì 10 ottobre 2012

LE ROI CHARLES VI DIT "LE BIEN-AIME'" OU "LE FOU" EST MORT

Il re Carlo VI di Francia, chiamato in gioventù "le bien-aimé" e negli ultimi anni della sua vita "le fou", morì a Parigi il 21 Ottobre 1422 e fu sepolto nella basilica di Saint-Denis.                                           Nato nel 1368 ed incoronato re a Reims nel 1380, ebbe un regno lunghissimo (42 anni) caratterizzato nella prima fase da equilibrio e pacatezza nella gestione del potere che gli fecero  meritare l'appellativo di "bien-aimé". Man mano però il suo equilibrio psicofisico si deteriorò fino a sfociare in numerosi episodi di follia (sembra schizofrenia). Negli ultimi anni di regno, dopo la battaglia di Azincourt (1415) che si concluse con la disfatta dell'esercito francese di fronte all'esercito inglese, praticamente svendette la Francia all'Inghilterra con il Trattato di Troyes (1420). Siamo in piena guerra dei Cento Anni e Giovanna d'Arco motivò la sua missione in difesa della Francia proprio per rimediare ai guasti prodotti da Carlo VI, ultimo re della dinastia dei Valois.
Io da tempo avevo trovato forti analogie tra le vicende di Carlo VI e quelle dell'"arcorauta".Mi aveva colpito la frase pronunciata da Veronica Lario: "guardate che è malato" e seguendo l'evoluzione dei suoi comportamenti, trovavo continue conferme a questo giudizio.
Nel decennio 2001-2011 il nostro è stato chiaramente affetto da "delirio di onnipotenza". Circondato da cortigiani  senza dignità si era convinto, secondo me, di essere veramente l'unto del Signore, come i re taumaturghi del medioevo (ce lo ricordiamo tutti il colloquio telefonico con Agostino Saccà) di avere un fisico a prova di tutto (del resto non era stato Scapagnini, il suo medico di fiducia ex sindaco di Catania a dire che era praticamente immortale?) di avere in mano tutto e tutti, di poter comperare tutto e tutti, di essere una specie di satrapo orientale dal potere assoluto. Con il "porcellum" teneva sotto scacco i suoi parlamentari, nominati da lui  e non dal popolo, con i soldi teneva legato Bossi, con i soldi comperava ciò che era necessario comperare, fosse un senatore, un giornalista, una olgettina, un calciatore. Aveva in mano i vertici della RAI e poteva emettere editti bulgari e non bulgari, aveva in mano una larga fetta di popolo italiano che ogni tanto nella storia ha bisogno dell'uomo forte o dell'uomo della provvidenza e poteva raccontargli tutte le panzane che voleva. In Italia poteva tutto ma varcato il confine il giudizio su di lui era di disprezzo assoluto. Solamente Putin e qualche altro leader autocratico lo avevano tra i propri sodali. 
Ora l'uomo è giunto al capolinea. Ha fatto dire ad Alfano che è disposto a non candidarsi "per favorire la ricostituzione dell'unità del centrodestra"; ha fatto fare ad Alfano un penoso tentativo di riavvicinamento con Casini che ovviamente ha risposto picche.
La verità è un'altra. Non si ricandida per una serie di ragioni che cercherò di elencare senza alcun ordine di priorità.
Non si ricandida perchè;
a) non ce la fa più fisicamente. Basta osservarlo e si vede che è gonfio, imbottito di farmaci e rigido. E' la maschera di se stesso.
b) non ce la fa mentalmente perché sa benissimo che il suo ciclo è finito e non ci crede più neanche lui
c) i sondaggi sono impietosi e fotografano una realtà impietosa; l'appeal sul suo elettorato non c'è più
d) lo stanno abbandonando tutti perché questo è il destino di chi ha affermato la leadership come l'ha affermata lui
e) perché nessuno lo vuole più nè all'interno nè, soprattutto, all'estero
f) perchè anche il vaticano con il cinismo che gli è proprio gli ha voltato le spalle
g) perché è caduto il velo ed è emersa impietosa la realtà: quella di un uomo di quasi ottanta anni che fino a pochi mesi fa si credeva un giovane pieno di energie con tutta la vita davanti e che ora tutto di un colpo si accorge che la vita è quasi tutta dietro.
Non lo vedo granché bene e sinceramente non me ne importa niente visto che lascia dietro di se solo macerie, morali e materiali, e visto che da sempre avevo previsto che sarebbe finita così
Lo vedo come un uomo solo che dovrà andare in giro per tribunali a dimostrare che "lui era davvero convinto che Ruby era la nipote di Mubarak" o a spiegare perché ha dato tanti soldi a Dell' Utri  o a rispondere sul ruolo che ha avuto nei mesi del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Sta cercando un salvacondotto: spero che non glielo diano. Il  sipario scende qui. Per il futuro di lui si occuperanno gli storici, le cronache si  limiteranno ad occuparsi  delle sue vicende di cronaca

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