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mercoledì 15 dicembre 2010

LO STATO DELL'ECONOMIA ITALIANA A FINE 2010 - I PREVEDIBILI SVILUPPI

In questi ultimi giorni sono intervenuti i seguenti fatti:
a) è stata approvata in parlamento la legge di stabilità ( la ex "finanziaria")
b) bankitalia ha pubblicato il primo "rapporto sulla stabilità" che si può scaricare dal sito
c) è stato pubblicato il consueto bollettino mensile dell'Istituto di emissione  con i dati sul debito pubblico aggiornati al 31 ottobre, dati che ho commentato ieri
d) la maggioranza che sorreggeva il governo si è sbriciolata e di fatto si è aperta una crisi poltica che porterà ad elezioni politiche in primavera anche se, per il momento, il governo è riuscito a conservare una esigua maggioranza alla Camera.
Alla luce della evoluzione delle dinamiche registratasi nel corso del 2010, e tenuto in debito conto i documenti sopracitati, cercherò di fare il punto sullo stato dell'economia italiana e delle sue prospettive
Il presente post è l'ultimo del 2010 che dedicherò ad argomenti economici e sarà il capitolo finale di un libro che ho intenzione di pubblicare e che ho intitolato "Sulla crisi e dintorni ". Il libro raccoglierà gli articoli che ho scritto a partire dall'inizio del 2009 sulla crisi ( di qui la prima parte del titolo) o su argomenti economici che mi sono sembrati utile corollario al corpo principale del materiale  (di qui la seconda parte del titolo)
La mia visione è piuttosto pessimista e cercherò di spiegare in estrema sintesi perchè:
- in primis ritengo la attuale crisi, per il nostro Paese, non una crisi congiunturale ma di sistema. Ed è inerente ad un riposizionamento in basso del nostro Paese nel contesto dell'economia globale. Negli ultimi dieci anni è avvenuto un fatto epocale: la "fabbrica" del mondo si è spostata nell'est asiatico, in particolare in Cina, Corea del Sud, India, per cui l'industria manufatturiera europea, e italiana in particolare, non è stata più in grado di reggere la concorrenza di quei paesi nei settori, vastissimi, della produzione di manufatti ad alta incidenza del fattore lavoro, a basso valore aggiunto, e standardizzati. Di qui la crisi, irreversibile, dello stabilimento, della fabbrica (quanti opifici hanno cessato l'attività anche nella ricca provincia di Varese dove vivo?). La crisi della "fabbrica" ha determinato di conseguenza la sofferenza di tutto l'indotto, in particolare servizi  e logistica.
D'altro lato il nostro Paese è poco presente nei settori tecnologicamente avanzati. Del tutto marginale la nostra presenza nel settore elettronico, nel settore elettronica di consumo, nel settore chimico, in quello farmaceutico, in quello aereonautico, nella ricerca avanzata in agricoltura, nello stesso settore automobilistico dove il Gruppo Fiat persegue con tutta evidenza l'obbiettivo di abbandonare l'"auto".
Rimane stretto il corridoio dove siamo ancora competitivi: il meccanico, tutto il vasto mondo del "fashion" e dell'Italian Style, ma anche qui la produzione è realizzata in gran parte fuori d'Italia,  nei prodotti agricoli di nicchia e di target elevato (vini,oli), ha un punto di forza in Finmeccanica, può contare potenzialmente su un mercato turistico praticamente illimitato( ma gestito in maniera indegna; se poi penso che il ministro competente è la signora Barmbilla sospendo il giudizio per carità di patria). In più il Paese ha alcuni punti di debolezza  di enorme portata
a) è totalmente dipendente dall'estero nell'approvvigionamento energetico, e non è quella del nucleare, adesso, la strada giusta per uscire da questa situazione.
 b) ha un debito pubblico enorme avendo distribuito negli ultimi trenta anni ricchezza non prodotta, debito che condiziona pesantemente le politiche di sviluppo e che espone l'Italia ai possibili attacchi della speculazione internazionale.
c) ha un sud arretrato e in mano alla malavita organizzata che "frena" oggettivamente il Paese nel suo intero.
d) ha una pubblica amministrazione male organizzata, arretrata e con margini di produttività non in linea con gli standars dei nostri competitors
 e) ha una evasione fiscale enorme (si calcola che sfugga al fisco almeno il 25% del Prodotto Lordo) che produce una spaccatura netta tra coloro he le imposte le pagano e tra quelli che non le pagano, che accresce gli squilibri tra le classi sociali e impedisce a larghe fasce di popolazione di avere un reddito adeguato e, di conseguenza, impedisce loro di sostenere la domanda interna.
f) infine ha una classe politico-amministrativa pletorica, inadeguata, corrotta, che spreca e distrugge risorse, non ha alcuna  visione lunga (utilizzo una bella espressione di Padoa-Shioppa) sul futuro del paese, e che è la principale responsabile del declino del Paese.
In sintesi ritorna prepotentemente centrale la QUESTIONE MORALE,(in verde perchè la speranza non deve mai morire), la madre di tutte le questioni del Paese. E' assolutamente necessario, se si vuole salvare questo nostra sgangherata ma bellissima ed amatissima Italia,  recuperare in tempi brevissimi valori di onestà. competenza,  serietà di comportamento, un'etica dell'essere cittadini. Inoltre è necessario convincersi che nella competizione globale, l'approccio tutto italiano ai problemi va abbandonato per valorizzare chi ha capacità , competenze motivazioni  accompagnate da capacità organizzative, concretezza operativa, e chiara visione degli obbiettivi. Infine è assolutamente necessario che il mondo della politica che, particolarmente in questi giorni, ha dato miserevoli prove di sè, torni a ricordare o venga costretto dalla magistratura a ricordare che POLITICA è governo della "polis" nell'esclusivo interesse dei cittadini-
La politica è parola nobile, di essa hanno scritto Platone, Aristotele, Machiavelli,Hobbes,Locke,Montesquieu,Marx, Max Weber, Gandhi e tanti altri.
E' parola nobile che non può essere sporcata dalle tante squallide figure di politici che i media ci sottopongono quotidianamente all'attenzione.
Carlo Azeglio Ciampi ha rilasciato nei giorni scorsi una nobilissima intervista a Repubblica sulla quale ho scritto. Leggiamo e rileggiamo le parole del Presidente e  facciamone oggetto di riflessione. Facciamone tesoro.
Per quel che mi riguarda e che mi compete, continuerò a fare riferimento a quella vecchia massima: "Fai quel che devi, accada quel che può"

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

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