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giovedì 24 marzo 2011

PERCHE' AMO BOLOGNA

Dopo Genova, Bologna. Nei cimiteri di una volta sulle lapidi si leggeva "alfa" per indicare la nascita e "omega" per indicare l'uscita di scena. Ebbene per me Bologna è l'alfa e Genova è l'omega, chiaramente di non tutta la mia vita. L' alfa della mia vita è un piccolo ma  bellissimo paese marchigiano adagiato come una nave su una collina dell'entroterra di Senigallia, si chiama Ostra, il mio paese, mon patelin come direbbero i francesi. L'omega della mia vita, e chi lo sa. Tanto per citare il Socrate giuntoci attraverso gli scritti di  Platone  solo il Dio lo può sapere. Entrambe care, per motivi diversi, Genova e Bologna, entrambe "dentro", quattro anni vissuti a Bologna, gli anni degli studi, quattro anni vissuti a Genova, quelli dell'uscita dal lavoro.
Apparentemente più facile da cogliere Bologna, ma poi più difficile da rendere. Anche Bologna, come Genova, va capita attraverso i suoi cantanti , non solo bolognesi ma anche del contado. Perchè Bologna è l'archetipo della emilianità. Per tornare ai cantanti Dalla ma soprattutto Guccini, Vasco e Ligabue, Gianni Morandi che esprime al meglio la sua regione, la Pausini - che è romagnola di Ravenna ma più emiliana che romagnola nel carattere, Alice - al secolo Carla Bissi , una delle mie preferite, romagnola di Forlì e romagnola nel carattere. Romagna e Emilia sono la stessa cosa? No, direi proprio di no. L'Emilia finisce a Imola ed è paciosità, rotondità, buon vivere, cultura, intelligenza, tolleranza.  In Romagna i toni si fanno più aspri: la romagna è la terra delle razdore, donne energche e volitive. Se ci riflette bene c'è la radice RAS nella parola. RAS come CAESAR latino, come CZAR, come RAS ARABO, come Rais. C'è un attitudine ad un comando sbrigativo nella romagnolità. Stessa intelligenza, ma più ruvida, stessa cultura ma più pratica, decisamente minor tolleranza . Perchè  la romagna è terra di anarchici, quelli che con le budella dell'ultimo papa volevano strozzare l'ultimo re. Programma che sostanzialmente condivido.
Tornando a Bologna, ci arrivai dalle Marche una fredda mattinata del Novembre 1966, a life ago.
Parecchio confuso e spaesato,  ma avevo avuto l'intuizione di chiedere la conversione del presalario in posto alloggio in uno dei collegi universitari. Per cui mi si allargò il cuore quando, dopo un paio di giorni passati a capire dove mi trovavo, andai al Collegio Irnerio per vedere se mi avevano preso. Miracolo, non so in base a quale criteri e senza alcuna raccomandazione,.........mi avevano preso. Vitto e alloggio erano problemi risolti e non erano problemi da poco.
Quattro erano i collegi universitari, allora. Due maschili, Irnerio e Morgagni maschili, Forni e Poeti femminili, Istituzioni benemerite che hanno dato la possibilità a tanti di poter fare il proprio percorso formativo in un ambiente sereno con i problemi pratici  risolti e con l'enorme fortuna di poter entrare in contatto con persone di tutte le regioni e di tutte le facoltà. Non so nemmeno se ci sono più, i collegi universitari, e come sono organizzati. Chiederò al mio friend Cesare Maioli, una delle prime persone che incontrai entrando all'Irnerio e che è ordinario di Informatica Giuridica a Giurisprudenza, stessa via, via Zamboni, stessa aria, stessi luoghi ma uno che il il mondo lo ha girato tutto e che cittadino del mondo è. Chiederò a lui o a qualcun altro.
In questo momento sto ascoltando un live di Bob Dylan del 1975,  BLOWIN' IN THE WIND , in this moment . E' una coincidenza non voluta ma bene esprime il clima di quegli anni.
Il collegio Irnerio aeva come direttore, a quel tempo un mite professore di storia del diritto italiano, scomparso da tempo purtroppo, il professor Colliva.
Non voglio citare chi c'era in collegio, a quel tempo. Non vorrei dimenticare qualcuno. Ma il ricordo di Giuseppe Solidoro, medico nato a Galatina e purtroppo scomparso da poco, è vivo. E non posso non citare Giovanni Stasi, ora primario radiologo al Belllaria, con il quale giocavo a tennis................mi batteva sempre, o Paolo Paolucci, titolare di cattedra a Modena ed esperto a livello internazionale di leucemie dei bambini, o Daniele Menozzi, ordinario di Storia contemporanea alla normale di Pisa. Non ne cito altri ma questa è l'Italia che è uscita dal 68  ed è meglio che lo sappiano e che se lo ricordino gli imbecilli alla Borghezio, le maestrine alla Gelmini o quell'idiota nelle cui mani è il Paese e che ebbe a dichiarare che i figli degli operai non sono come i figli della borghesia  e non possono aspirare alle medesime posizioni, ma scherziamo. Idiota, psicopatico e malavitoso.
Per me Bologna sono i portici , Piazza Maggiore, Via Indipendenza, le due torri ,  il freddo pungente degli inverni, il caldo soffocante delle estati e, soprattutto profumo di giovinezza. Non era verde la mia valle, nemmeno allora, ma a me piace ricordarla così. Finisco qui perchè se no il ricordo si tramuta in qualcosaltro.

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