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mercoledì 16 maggio 2012

IL RUOLO DELLE BANCHE NELLA GESTIONE DELLA CRISI

Avevo anticipato che avrei dedicato l'ultimo dei post sul Governo Monti,  al ruolo delle Banche, che è centrale come sempre quando sono in ballo temi economici. Ulteriore conferma di ciò sono le reazioni  al declassamento da parte di Moody's  di 26 banche italiane, praticamente tutte quelle di una certa importanza, declassamento evidentemente  strumentale, che ripropone il tema della eccessiva importanza e potere delle agenzie di rating (ho scritto su tale argomento innumerevoli post in passato).
Sulle banche si dice di tutto e di più, le si accusa di molti misfatti, molto spesso non avendo chiaro quello che le banche fanno, quello che possono o non possono fare, quello che dovrebbero  fare e non fanno.
Partirò da lontano:       
Quando sono entrato io in banca, il 2 Maggio 1972, l'attività delle banche era disciplinata dalla Legge bancaria del 1936, emanata proprio all'indomani della crisi iniziata nel "29 .                                                                           
Le banche commerciali concentravano il loro raggio di azione nella attività tipica: raccoglievano denaro e lo reinvestivano in credito alle imprese, credito esclusivamente a breve, che finanziava cioè il circolante aziendale.  Se un'azienda doveva finanziare la costruzione dello stabilimento o i suoi investimenti in strutture produttive, si rivolgeva agli Istituti di medio termine che si procuravano la provvista emettendo loro obbligazioni Il sistema era ancora "primitivo", il denaro raccolto veniva remunerato poco o niente e in forme semplicissime: conto corrente, libretti di deposito al risparmio, libretti vincolati.
Anche il credito alle imprese era erogato in forme semplici; si finanziava lo smobilizzo dei crediti (anticipi su fatture Italia, anticipi su fatture all'esportazione, sconto di cambiali, anticipi su ricevute) e il ciclo produttivo (finanziamenti all'importazione, finanziamenti per il pagamento di fatture Italia) o la formazione delle scorte (anticipi su pegno di derrate alimentari, su prodotti in magazzino di lunga giacenza, finaziamento ad esempio del ciclo di stagionatura dei formaggi o dell'invecchiamento dei vini). Oltre a ciò le banche facevano poco d'altro (emissione di fidejussioni per partecipare a gare o di supporto a contratti aggiudicati) il servizio di cassette di sicurezza e finiva lì.  Quei pochi che investivano in borsa lo facevano in genere attraverso agenti di cambio; l'investimento in obbligazioni era ancora poco diffuso. Chi aveva bisogno di un mutuo si rivolgeva alla banca, ma la pratica la istruiva e la perfezionava la sezione di credito fondiario collegata alla banca che si procurava la provvista mediante emissioni di proprie obbligazioni (famose le "cartelle fondiarie CARIPLO che per tutto il dopoguerra sono state la principale forma di investimento dei milanesi e che hanno consentito la costruzione del nuovo patrimonio di edilizia residenziale).
Il personale delle banche era diviso in tre branche di attività. La gran parte svolgeva attività di back-office (le procedure erano lente e farraginose), importante allora era il ruolo del cassiere; una parte minore si occupava di "sviluppare" i rapporti con la clientela depositante e con i pochi che investivano in titoli  e poi c'erano coloro che si occupavano di erogare credito alle imprese e di gestirne i rapporti. Questa veniva considerata l'attività "più nobile" perché richiedeva conoscenze tecniche, capacità di valutazione, capacità di relazione ecc.
Era la foresta pietrificata del credito dove praticamente nessuno "cambiava banca" e dove solo alcune banche di maggiori dimensioni (BNL, COMIT, CREDIT, BANCO DI ROMA) impiegavano risorse finanziarie non indifferenti per formare i propri quadri direttivi. Io vengo dalla scuola di formazione ed addestramento della BNL. Ed infatti allora c'era una certa differenza di preparazione tra i funzionari dei grossi Istituti e quelli delle piccole banche che però avevano dalla loro la maggior conoscenza del territorio.   
Tutto ciò è gradualmente cambiato e sempre più velocemente negli ultimi anni:
-  le nuove tecnologie hanno ridotto drasticamente il numero di addetti per i lavori di back-office
-  l'attività di raccolta è diventata sempre più sofisticata, i libretti di deposito a risparmio si sono drasticamente ridotti, le banche hanno iniziato a proporre prodotti sempre più complessi e sofisticati, "costruiti e fabbricati" nelle direzioni centrali e "venduti" da addetti agli sportelli cui si è sempre più chiesto di vendere, vendere, vendere con una pressione commerciale continua ed asfissiante.
Molti di questi prodotti sono stati costruiti incorporando strumenti "derivati"con una forte componente di rischio che sono stati "trasferiti" ai sottoscrittori senza che avessero consapevolezza del rischio che andavano ad assumere, consapevolezza che spesso mancava anche in chi i prodotti li vendeva.
Nel frattempo anche l'attività di erogazione del credito cambiava pelle. Gli accordi internazionali (Basilea 1, Basilea 2 e Basilea 3) e le nuove tecnologie toglievano sempre più spazio alla "persona"che gestiva il rapporto con l'azienda e ne attribuivano sempre di più alla "macchina"(i bilanci venivano  fatti esaminare da un computer che dava un responso, il "rating interno"). Con una caratteristica di fondo: siccome il capitalismo italiano del dopoguerra si era sviluppato su basi di evasione fiscale, spessissimo il "rating"risultava scadente;quindi la capacità dell'impresa di ottenere credito si riduceva.
Tutte queste trasformazioni avevano come ulteriore conseguenza una forte eccedenza di personale bancario che portava alla istituzione di un fondo di solidarietà, interamente finanziato dalle banche e dai dipendenti, che determinava la uscita di scena di generazioni di bancari che, con tutti i limiti del caso, erano stati formati in una certa maniera ed una certa professionalità l'avevano.
E così si è arrivati al giorno d'oggi:
-  le operazioni "di massa" (bonifici e pagamenti vari) il cliente ormai se li deve fare da solo e se ricorre ancora alla banca paga somme di rilievo (5/7 euro per fare un bonifico che, fatto da casa, non costa niente).
- bancomat e carte di credito hanno sostituito i movimenti di contante, e sempre più li sostituiranno con l'entrata in vigore delle norme sulla tracciabilità.
-  il cliente che deve investire i suoi risparmi si rivolge ai "consulenti"che continuano ad avere un solo input: vendere, vendere, vendere.................i prodotti della banca.
- l'azienda che ha bisogno di credito si rivolge a funzionari sempre meno numerosi in quantità, con margini di autonomia ridotti, demotivati per i suddetti vincoli e perché la "carriera" non c'è più.
Quindi l'opinione pubblica ha ragione nel chiedere alle banche di sostenere l' economia, ma non dovrebbe ignorare o dimenticare quanto sopra ho cercato di enunciare.
Per quanto concerne la liquidità che le banche hanno ricevuto  dalla BCE all'1%, bisognerebbe ricordare che lo scopo prioritario di BCE è stato quello di predisporre uno strumento di pronto intervento nel caso che i vari stati dell' Unione più in difficoltà non riuscissero a collocare le nuove emissioni. E l'emergenza sotto questo profilo non è per niente finita, meglio ricordarselo.
Con ciò non voglio minimamente difendere l'operato delle banche, tutt'altro, ma anche qui c'è da sfatare un luogo comune. I bilanci delle banche sono molto meno solidi di quanto venga fatto credere, la crisi che si protrae ha determinato un aumento vertiginoso dei crediti in contenzioso, i tassi sostanzialmente bassi hanno ridotto lo "spread" tra costo della raccolta e ricavo dagli impieghi (in termini tecnici si chiama "margine d'interesse") e le zone d 'ombra sono parecchie.
Ma la smettano le varie Santanchè o le  Mussolini, che di queste cose capiscono la metà di chi non ci capisce niente, ad imperversare in televisione con aria proterva a sparare giudizi e valutazioni che danno alla opinione pubblica informazioni false e fuorvianti.
Il Presidente Ciampi, con la consueta saggezza, che gli viene dagli anni, dalla conoscenza approfondita delle problematiche, e dal fatto di essere Ciampi. non più tardi di due giorni fa ha lanciato un monito " le banche tornino a fare le banche", cioè a fare intermediazione creditizia, lasciandosi alle spalle la stagione dei derivati, delle obbligazioni strutturate, delle obbligazioni "index linked" e tutte le scorciatoie di questi ultimi anni per fare utili in fretta con operazioni ad alto rischio.
Sarà perché sono vecchio, ma tra l'opinione di Ciampi e quella della Santanchè io,chissà perché,  tendo a credere che quella di Ciampi sia migliore.
E spero che non porti iella il fatto che mentre scrivo queste note, stia ascoltando - con le cuffie- il Requiem in re minore KV 626 di Mozart , Direttore  Sir Colin Davis.
                                                                    

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