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venerdì 27 dicembre 2013

QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL DECRETO SALVA ROMA

Mutuo da Gadda il titolo per questo nuovo pasticciaccio che è stato il decreto "Salva Roma".
Il premier Enrico Letta in conferenza stampa, l'altro giorno, ha detto una cosa incontrovertibile: il 2013 sarà ricordato come l'anno della svolta generazionale che ha fatto fare un salto anagrafico di trent'anni alla classe politica dirigente. Alfano, Renzi, mettiamoci pure Salvini, sono tutti nati egli anni 70 (l'unico degli anni 60 è Letta, nato nel 1966)
Nell'affermazione di Letta era contenuto un implicito giudizio di valore: rinnovamento generazionale uguale rinnovamento, in meglio naturalmente, del modo di far politica.
Io non ne sarei tanto sicuro. Per due ordini di motivi, essenzialmente:
a) i leader citati, seppur giovani, hanno comunque alle spalle almeno venti anni di vita politica che ne hanno marchiato indelebilmente il DNA. Chi è cresciuto alla scuola di Calogero Mannino, come Alfano, non può non risentire dell'imprinting avuto
b) la "politica" è nelle mani di poteri più forti, sia di natura di per sè lecita in linea di principio come la massoneria, sia di natura illecita come le organizzazioni malavitose, sia di "lobbies" che fanno il loro lavoro: pressione per ottenere vantaggi per i loro rappresentati .
Il caso del decreto "Salva Roma" ne è stato l'ultimo eclatante esempio. Si continua a tentar di fare come si è sempre fatto: inserire emendamenti nelle pieghe del provvedimento generale per "far passare" cose altrimenti indigeribili. Non tenendo in alcun conto del fatto che la "gente" è sempre più inferocita nei confronti del mondo della politica. Il Presidente della Repubblica ha avvertito il pericolo, che lo riguarda anche personalmente, ed ha fatto sapere che un decreto così non lo avrebbe firmato. Andando anche questa volta al di là delle sue prerogative. Il Presidente prima riceve il documento e poi commenta. Non può commentare niente prima che il documento gli sia pervenuto attraverso i canali ufficiali.
Il contenitore per i provvedimenti graditi ai gruppi di pressione verrà trovato, in fretta e furia come sempre, nel decreto "mille proroghe"
Non mi pare che ci siano grossi elementi di novità e non mi pare che "i politici di professione" abbiano capito o voluto capire granché di quello che sta avvenendo nel Paese. L'anno sta finendo; il venditore di almanacchi vende la sua mercanzia. Un altro anno alle spalle-

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