Su Repubblica di Oggi Alessandro Penati, Professore di economia e collaboratore fisso del quotidiano per le questioni economico-finanziarie, ha scritto un articolo memorabile che consiglio tutti di andare a leggere o sul quotidiano o sul sito web che si intitola "Geronzi, le banche e i poveri azionisti". Memorabile per l'ironia che lo pervade e l'analisi che fà dei comportamenti presenti e passati del Presidente di Mediobanca. Una analisi che condivido pienamente e che ha molti punti di contatto con quella da me fatta nei precedenti post sull'argomento.
Nel frattempo c'è maretta, ad essere eufemisti, tra i soci di Unicredit per l'individuazione del successore di Profumo. Il Presidente Rampl non ha convocato il comitato e questo significa solamente che ci sono notevoli difficoltà a fare una scelta condivisa. Tra i nomi che circolano come possibile amministratore delegato c'è quello di Andrea Orcel che verrebbe affiancato da un direttore generale che assicuri la continuità e la stabilità della banca, ruolo che praticamente tutti vedono indosso a Roberto Nicastro, attuale viceceo con responsabiltà del mercato retail in Italia
Ora mi chiedo come si possa pensare ad Orcel come amministratore delegato. Il quale ha sì un profilo internazionale, ha relazioni ad altissimo livello, ma ha il piccolo difetto di essere un banchiere d'affari specializzato in operazioni speculative più adatto ad amministrare un hedge fund che una banca di credito ordinario. Nel 2008, tanto per fare un esempio, Orcel ha ricevuto da Merrill Lynch, per la quale lavora, un bonus di 33,6 milioni di dollari proprio alla vigilia dello scoppio della più grande crisi finanziaria dopo il 1929, crisi che ha coinvolto pesantemente la Merrill che ha dovuto essere "salvata" da Bank of America. Sul caso è in corso una inchiesta della SEC(Securities and exchange commission), equivalente della nostra CONSOB, su richiesta del procuratore Cuomo. Sarebbe singolare se, nominato CEO di Unicredit, fosse raggiunto da un provvedimento della magistratura USA. E' vero che la stima che nel mondo si nutre nei confronti del nostro paese non è molto alta, ma dare adito ad ulteriori conferme sarebbe perlomeno imprudente.
Siamo in alto mare, ancora in alto mare e di giorno in giorno trova conferma l'opinione che la defenestrazione di Profumo senza aver individuato il successore sia stata una operazione avventata e densa di pericoli per la stabilità della banca e del sistema Italia. Ma evidentemente c'erano ragioni di urgenza a me non note
lunedì 27 settembre 2010
UNICREDIT ALESSANFRO PROFUMO CONTINUA
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