Visualizzazioni totali

sabato 26 ottobre 2013

EUGENIO SCALFARI - L'AMORE, LA SFIDA IL DESTINO

E' uscito in libreria l'ultimo libro di Eugenio Scalfari. Ne ho letto il prologo.
Nel prologo Scalfari afferma che con questo libro si chiude un percorso che io chiamerei tout court "alla ricerca di se stesso" iniziato nel 1994 con "Incontro con io" e proseguito con "Alla ricerca della morale perduta", "L'uomo che non credeva in Dio", "Per l'alto mare aperto", "Scuote l'anima mia eros". Controllo nella mia libreria: li ho tutti, li ho letti tutti. Il prologo mi invita alle seguenti riflessioni:
- Scalfari è nato nel 1924. Ha cominciato a mettere su foglio le sue riflessioni a 70 anni, l'età giusta.
- Scalfari pone come fondamentale distinzione tra le persone la "consapevolezza" e distingue tra consapevoli e inconsapevoli, cioè "tra coloro che conoscono le conseguenze di quanto decidono di fare e quelli che non si pongono nemmeno questo problema o comunque sono indifferenti o incapaci di risolverlo." "I consapevoli sanno di giocare la partita della vita, gli inconsapevoli la giocano anch'essi perché sono anch'essi alle prese con istinti, pulsioni, passioni, sentimenti, ma non lo sanno, sono schiacciati sul presente, conoscono poco o per nulla il loro passato e lasciano che il futuro gli piombi addosso"
Dove mi colloco io? Immodestamente e forse purtroppo, ma senza ipocrisie, tra i consapevoli. 
E chi sono i giocatori con i quali ognuno di noi gioca la partita della vita? Risponde Scalfari: Eros, la forza vitale, Narciso, l'amore di sé, Il caso - chiamiamolo pure Destino o Fato - Edipo, la trasgressione, e - infine - la morte della quale siamo tutti consapevoli - sia i consapevoli che gli inconsapevoli - in quanto uomini e donne, anche se non sappiamo quando, come e dove arriverà.
L'ultima riflessione del prologo: " quando Calipso e Circe offrono a Odisseo l'immortalità purché rinunci a tornare ad Itaca, Ulisse rifiuta, in entrambi i casi" Perché? Ulisse una risposta non la dà, nè sanno la vera ragione Atena, Calipso, Circe. Scalfari inizia a darsela: "perché Odisseo sa che l'immortale è ripetitivo, la sua potenza è ripetitiva, da questo punto di vista è più simile all'animale che all'uomo. Questo è il motivo del suo rifiuto. Odisseo ama il mutamento, ama l'avventura, si cimenta con il rischio, combatte per vincere sapendo che può essere sconfitto"....."L'Ulisse di Dante ricorda ai suoi compagni dell'ultimo viaggio senza ritorno - dice Scalfari - "fatti non foste a viver come bruti\ ma per seguir virtute e canoscenza"
"Questa è la motivazione - conclude Scalfari -  e chi a questo riesce ad arrivare ha vinto la partita della sua vita"
Ma come mi intriga questo libro, ma come mi intriga.

Nessun commento:

Posta un commento