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martedì 22 ottobre 2013

LA MANCATA ELEZIONE A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI ROMANO PRODI

Sta uscendo in libreria un  libro di Marco Damilano, editrice Laterza, dal significativo titolo:" Chi ha sbagliato più forte. Le vittorie, le cadute, i duelli dall'ulivo al PD"
L'Espresso di questa settimana pubblica una parte del capitolo in cui Massimo D'alema parla della vicenda del l'elezione del Presidente della Repubblica e, in un box a parte, la versione di Romano Prodi. Domani vado in libreria e compero il libro; a caldo vedo confermate tutte le mie idee in merito alla vicenda.
Chi mi legge sa che ho sostenuto con convinzione la candidatura del professore bolognese, al quale attribuisco anche limiti non lievi, in primis la scarsa capacità di catturare il consenso per eccessiva lentezza di eloquio che in un'epoca come la nostra, nella quale prevale l'oratoria da "aizzo" della Santanché o della Biancofiore (ma chi l'ha sciolta la Biancofiore), è oggettivamente un limite.
L'ho sostenuta per le seguenti ragioni:
a) perché l'Italia aveva ed ha urgente bisogno di recuperare prestigio in campo internazionale, prestigio che continua ad essere minato giornalmente per la presenza in campo di "Silvietto loro" - non mio - e della sua troupe di nani e ballerine e per il clima di rissa permanente che caratterizza la vita politica. Il professore, conosciuto  ed apprezzato per gli importanti incarichi ricoperti ai vertici dell'Unione europea e non solo, questo prestigio lo assicurava e lo assicura.
b) perché c'era e c'è bisogno al vertice delle Istituzioni di un uomo di lunga esperienza, di fermo carattere e di solida adesione ai valori da cui nasce la Repubblica         che difenda la nostra stupenda Costituzione minacciata subdolamente da più parti e sappia coprire senza ombre il ruolo di garante che al Presidente della Repubblica compete.
c) perché Prodi è stato il fondatore dell'Ulivo dal quale il PD nasce  ed era ed è la perfetta sintesi di quello che il PD dovrebbe essere: un partito che nasce dagli ideali e dai valori del socialismo e del cattolicesimo e che "omogenizza" quei valori e quegli ideali in un soggetto nuovo che guarda al futuro. E perciò doveva essere il candidato "naturale" del PD che dalle elezioni usciva non vittorioso ma comunque con i "numeri" in mano.
d) perché per ben due volte il Paese aveva scelto lui e non Berlusconi in libere elezioni, confermando - se ce ne fosse bisogno - che il Paese è, nel profondo, più avanti dei suoi politici e vede meglio.
Leggo invece che Dalema l'intelligente, quello più bravo di tutti (glielo ha detto anche Gianni Agnelli una volta), l'uomo che vola talmente alto che gli altri nemmeno li vede (infatti è supponente mica poco) e che"non riesce a nascondere il fastidio per certi salotti che amano essere adulati" ha dichiarato, dopo aver fatto un cappello di analisi politica talmente alta che solo lui la capisce, che
"alle elezioni del 2013 abbiamo subito uno shock, c'è stato un rigore a porta vuota sbagliato ( ma no, osservo io) Siamo stati incapaci di intercettare un bisogno di cambiamento che c'era nel Paese (per fortuna se ne era accorto) che si è manifestato in forme radicali, confuse, qualunquiste, come è tipico della storia nazionale (guarda Massimino che se Grillo ha preso i voti che ha preso è perché l'Italia ignorante, confusa, qualunquista che lo ha votato di te non si fida e non ti vuole; e finiamola una volta per tutte di dare la colpa a questi italiani di così basso profilo: "la sovranità appartiene al popolo che la esercita.............." e il popolo va rispettato, signor Massimino.)
"c'è stata una eccessiva continuità con il passato, uno scarso contenuto innovativo, scarsa capacità di comunicazione e di messaggio, di fronte ad un elettorato mobile, incerto fino all'ultimo momento" (tutto vero, MASSIMINO, parole sante: e allora perché non vi siete dimessi tutti  e non avete lasciato l'attività politica?)
" Voglio bene a Bersani............ma dopo il voto ha perso lucidità, era dominato dall'idea che senza avere la maggioranza avrebbe potuto avrebbe comunque potuto fare il governo, cosa palesemente infondata. (certo Dalemino e il Presidente della Repubblica uscente e non uscito lavoravano da tempo alle "larghe intese"; o bischero di un Bersani, non lo avevi capito?)
E qui si arriva alla parte più delicata:"Nelle ore che precedettero le votazioni per il Presidente della Repubblica ho parlato al telefono con Prodi, era ancora in Africa, è stata una conversazione molto sincera ed amichevole (???). Lo avvertii che il modo in cui si era giunti alla sua candidatura, dopo la liquidazione di Franco Marini, rischiava di esporlo ad una vera e propria trappola (un concentrato di cinismo, di pochezza morale e politica, l'affermazione di Massimino)." Non è vero che quella mattina tutti applaudirono Prodi, nessuno si è dato pena di sapere cosa è successo quella mattina. Non c'ero (che casualità; dove eri? in bagno a lavarti il sangue?) ma me lo hanno raccontato in tanti; i parlamentari si sono trovati di fronte a quella che è stata vissuta da molti  come una scelta imposta (falso e ipocrita) come una decisione contraddittoria non discussa"
E continua, l'intervento di Dalema con altri messaggi trasversali tutti diretti a sminuire gli altri, in primis Bersani, ed esaltare se stesso. Berlusconi in persona gli aveva detto al telefono che molti parlamentari del PDL avrebbero voluto votare per lui, Massimino, ma lui, Silvietto, non poteva proprio farlo perché l'elettorato del PDL non avrebbe capito.
E veniamo  all'altra campana, quella di Prodi.
"Il giorno della mia candidatura al Quirinale ero in Mali.............mi chiama Bersani la sera dopo la caduta di Marini. Nel partito c'è questo orientamento sul tuo nome. Ti prego di accettare. La mattina dopo Bersani richiama  e rassicura Prodi: al tuo nome una standing ovation.
A questo punto Prodi di concerto con Parisi e con l'onorevole Sandra Zampa(PD Bologna) fa cinque  telefonate:
- la prima a Rodotà , per amicizia personale e correttezza
- la seconda a Marini: un calore eccezionale - riferisce Prodi - vediamoci subito. Ed ecco il secondo congiurato, nella migliore tradizione democristiana.
- la terza a D'Alema che - riferisce Prodi - mi fredda; "per fare nomine di tale importanza bisognerebbe consultare almeno la direzione del partito."ecco il terzo congiurato. (Ma lo sapevamo già, vedi sopra)
- la quarta a Monti il quale cortese dice che il nome di Prodi è divisivo e che non lo può votare (chissà cosa passava per la testa di Monti in quel momento, quali strategie stava elaborando; comunque almeno ha avuto il coraggio di dire la verità).
- l'ultima telefonata con Napolitano. Colloquio cordiale - riferisce Prodi - anche lui aveva capito che la cosa era saltata. Non è stata certo la telefonata di un Presidente uscente con il suo successore.
Dunque chi sono stati? Risposta: gli ex DS, Dalema e Bersani in testa, alcuni ex democristiani: Marini, Fioroni e tanti altri. Monti e i Montiani. E qualche altro. E sotto l'egida e la regia.............?
Dopo il voto- riferisce Prodi  - Bersani mi ha richiamato invitandomi a non mollare (ho sempre avuto il sospetto che Bersani fosse............poco furbo, ora ne ho la certezza). Ho preso mezzora per riflettere, riferisce Prodi, e anche alla luce del fatto che i 101 erano forse 117/118- e che nessuno se ne assumeva la responsabilità, mi hanno confermato nella decisione presa, già ormai da qualche anno,di considerare terminata la mia esperienza politica.
Un gran signore e un grande democratico. Un ulteriore omicidio tutto interno alla sinistra,
Anche a seguito degli accadimenti sopra riportati ho preso la decisione di non confermare la mia adesione al PD. Domani ripubblicherò la lettera che ho inviato al segretario del mio circolo. Sono sicuro che se il professore avesse modo di leggerla, ne approverebbe forma e contenuto.

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