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domenica 25 settembre 2011

IL GRIDO DI ALLARME DI CONFINDUSTRIA

Non ho particolare simpatia per Confindustria, organizzazione potente che ha sempre messo in prima fila la tutela dei propri interessi e di quelli dei suoi associati senza preoccuparsi più di tanto del resto. Le riconosco peraltro che rappresenta la parte più importante del Paese, quell'industria, o quello che ne rimane, sulla quale poggiano le nostre possibilità di ripresa di una fase di sviluppo senza la quale l'Italia è destinata a sprofondare nel novero dei paesi latini di seconda fascia.
E' pertanto sintomatico il grido di allarme che quotidianamente attraverso il Presidente Emma Marcegaglia lancia al governo e al Paese. La casa brucia, fate presto, è sembrata dire nelle settimane scorse fino alla aperta dissociazione di ieri dalle sorti del governo e del suo presidente. Sintomatico perchè:
- non era mai successo nella storia repubblicana che Confindustria usasse toni così accesi
- Confindustria è in possesso di tutti gli elementi di valutazione del quadro complessivo e tiene costantemente il polso della situazione. Se la Marcegaglia si muove come si muove, e si muove con l'avallo delle componenti più importanti della associazione, è perchè ha chiara la consapevolezza che il Paese è sull'orlo del precipizio.e che i tempi sono stretti.
Come reagisce il premier? Sciogliendo la muta dei due cani da azzanno (Sallusti e Belpietro) con Ferrara ufficiale di complemento facendo passare il messaggio mediatico che la Marcegaglia lo fa perchè,essendo a fine mandato, deve riposizionarsi. Leggete i servizi del Giornale e di Libero e ne avrete conferma.
Come conferma della completa disistima di cui il premier gode a livello internazionale sono le dichiarazioni pesantissime di ieri del direttore di Vogue America, signora  Anna Wintour (Il diavolo veste Prada, tanto per capirci), la quale si chiede con disgusto come facciamo a tenercelo. Me lo chiedo anche io. Forse bisognerebbe domandarlo a Scilipoti.
Oh tempora, oh mores

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