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sabato 15 ottobre 2011

THE SEVEN LAST WORDS OF JESUS

Joseph Haydn (1732 - 1809) è una pietra miliare nel panorma dei compositori di cosiddetta musica classica. Meno conosciuto a livello di grande pubblico di Mozart, di Beethoven o di Brahms ha una importanza fondamentale nella elaborazione della sinfonia classica e costituisce un modello per i suoi successori.
Auotore prolifico (oltre 100 sinfonie) ed apprezzatissimo dai suoi contemporanei, compose tra le altre l'opera di cui al titolo. La composizione è del 1786 e fu commissionata per la meditazione del Venerdì Santo a Cadice, nel sud della Spagna. La cerimonia religiosa del Venerdì Santo a Cadice si svolgeva secondo un rito minuziosamente stabilito: il sacerdote leggeva una delle Sette ultime parole di Cristo sulla Croce seguita ogni volta da ampi commenti. Poi l'assemblea si concentrava in una silenziosa meditazione che Haydn doveva completare e intensificare con musica adeguata. Di qui una Introduzione, Sette sonate una per ognuna delle sette parole, un "terremoto" finale.
L'ho riascoltata stamattina dopo decenni, non è triste come me la ricordavo. Mi ci aveva fatto pensare, all'opera di Haydn, l'agonia del governo in carica che continua a bloccare il Paese con questo lento morire, la assoluta incapacità di assumere decisioni se non per la sua inutile, per il Paese, sopravvivenza.
E pensare che mi auguravo di ascoltare, a commento, il Messia di Handel che ho ascoltato in versione integrale una sola volta, nella seconda metà degli anni sessanta, nella Chiesa dei Servi a Bologna che è dotata di uno degli organi migliori d'Europa.
Rcordo ancora l'emozione che pervase il numerosissimo pubblico all'Alleluja che del Messia è la parte più conosciuta.
Sarà per un'altra volta. Ce l'ho in due edizioni, il Messia, ve le commenterò entrambe; un poco di pazienza.

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