Io ho sempre avuto una grandissima stima di Eugenio Scalfari, che leggo dai tempi dell'ESPRESSO lenzuolo, quindi dagli anni '60. E leggo Repubblica dal primo numero.
Di Scalfari condivido:
a) la matrice culturale che affonda le radici nell'illuminismo e nel razionalismo
b) la matrice politica che io riconduco, latu sensu, al socialiberismo
E di Scalfari ammiro il modo di costruire il ragionamento che, partendo da analisi ampie, chiare e sempre lucide, conduce a sintesi di cui condivido costantemente praticamente tutto.
La chiarezza espositiva di Scalfari è per me oggetto di continua ammirazione.
Fatte queste premesse, mi limito a segnalare l'odierno editoriale domenicale del fondatore di Repubblica, come lui stesso ha voluto essere ricordato con il suo nome riportato sotto la testata del quotidiano ed accanto al nome del direttore protempore. Una civetteria che Scalfari ha mutuato dal quotidiano francese Le Monde e dal suo fondatore Hubert Beuve-Mery.
L'editoriale odierno ha il titolo che ho sopra riportato e non mi passa nemmeno per la testa di farne il commento: lo sciuperei.
Mi limito a segnalarlo, io l'ho letto e riletto, perchè affronta tematiche cruciali per il futuro del nostro Paese. Pochi sono i fari che illuminano il cammino in questo buio periodo. Scalfari è uno dei pochi. Ed i fari dispensano luce e calore, dei quali abbiamo estremamente bisogno
domenica 9 gennaio 2011
E LA BANDIERA DEI TRE COLORI E' SEMPRE STATA LA PIU' BELLA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento