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venerdì 8 aprile 2011

ANCORA SU CESARE GERONZI EX PRESIDENTE DI CAPITALIA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI

Si vanno delineando meglio i contorni delle vicende che hanno portato Cesare Geronzi a dimettersi dalla carica di Presidente di Generali e dai consigli di Amministrazione nei quali sedeva in virtù della carica in Generali. Ne emerge un quadro da "idi di Marzo", appropriato quanto mai visto il nome del protagonista.
Sembrerebbe che la pugnalata più evidente l'abbia data Della Valle, colui che si era più esposto, coadiuvato da  Pelliccioli, ma più velenose sono state le pugnalate di Nagel e di Vinci di Mediobanca. Nagel ha reso pan per focaccia all'uomo che aveva umiliato lui e Pagliaro, che aveva costretto Maranghi alla resa e che, a suo tempo, si era autocandidato alla successione a Cuccia. Sotttile  è stato l'operato di Siniscalco nell'influenzare i consiglieri indipendenti, da vero e proprio "Padrino" l'atteggiamento di Caltagirone. Ovvia la pugnalata di Perissinotto.
Ma io continuo a pensare che non sia lì il nocciolo del problema. Che, a mio avviso, sta nei rapporti con il Presidente del Consiglio, con Gianni Letta, con Tremonti e con la Lega.
Mi spiego: l'asse Geronzi-Berlusconi è saldissimo fin dalla discesa in campo del cavaliere nel 1993. Anzi secondo me fin da prima. Sostengo infatti la tesi che fin dalla metà degli anni 80 i poteri veramente forti in questo Paese (massoneria, amministrazione USA, vaticano, servizi) avevano individuato i referenti che avrebbero dovuto sostituirsi alla classe dirigente della prima Repubblica in via di dissoluzione. Berlusconi, iscritto alla P2, in possesso del controllo di parte significativa delll'informazione televisiva, in ottimi rapporti tramite Dell'Utri con ambienti siciliani, caratterialmente forte, ego ipertrofico, come referente politico. Geronzi, un mix tra Richelieu e Mazarino, come referente per gestire gli snodi di potere economico finanziario. E poi Giancarlo Elia Valori ed altri.
L'asse Geronzi-Berlusconi  ha trovato come canali di comunicazione, in questi anni, Gianni Letta e il cardinal Bertone. E qui interviene il rapporto con Tremonti il quale si sta preparando alla successione a Berlusconi  con l'appoggio determinante della Lega. Tremonti, ce lo ricordiamo bene quando teneva sulla scrivania un barattolo di pelati Cirio con funzioni di portapenne e come monito a chi Cragnotti aveva sostenuto. Per la Lega Roma è ladrona, dimenticando però che da Geronzi ha avuto appoggio non indifferente sia in virtù di linee di credito dirette, sia per l'appoggio dato a sistemare la "patata bollente" Banca Crediteuronord, poi fatta assorbire dalla Popolare di Lodi. Pugnalare Geronzi, per Tremonti, significa pugnalare Gianni Lettta, rafforzare l'asse con la Lega, e, in definitiva dare una ulteriore stilettata al premier che come un toro infuriato si dibatte nell'arena.
Chi sarà il nuovo Presidente di Generali?
Non Caltagirone (non gli interessa e non gli conviene), non Siniscalco(niet di Tremonti), non Profumo(troppo ingombrante e poi più AD che Presidente). E chi allora? Gabriele Galateri, a mio avviso,  un muro di gomma, un uomo per tutte le stagioni. C'è da smussare, ricomporre i dissidi. E' l'uomo giusto.
Geronzi rimane, un vezzo, Presidente della Fondazione Assicurazioni Generali dove, guarda caso, qualche settimana fa è stato cooptato l'ex governatore Fazio come Presidente d'onore del Comitato scientifico. Corsi e ricorsi. Una amicizia ritrovata.
Ma Geronzi non è morto, come non è morto Berlusconi. La partita non è chiusa. Il potere, diceva Andreotti, logora solo chi non ce l'ha e i due personaggi sopracitati senza potere non riescono  a starci.

2 commenti:

  1. grande. in poche righe ho capito tutto. sei meglio del telegiornale....:)

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  2. è ovvio che sono meglio del telegiornale. Io cerco di farle capire, le cose, il telegiornale ha come mission quella di non farle capire.

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