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mercoledì 20 aprile 2011

BUSTO ARSIZIO ELEZIONI AMMINISTRATIVE MAGGIO 2011 PERCHE' CONSIDERO LEGA E PDL INADATTI A GOVERNARE SIA A LIVELLO NAZIONALE CHE LOCALE

Come anticipato nel post di ieri, oggi mi occuperò di Lega e PDL, che governano in varie combinazioni la città da quasi venti anni, e del perchè considero il modello di società da loro proposto negativo per il Paese e, di conseguenza,  anche a livello locale insufficiente a soddisfare le esigenze dei cittadini di Busto. Ovviamente si tratta di osservazioni di carattere generale che non hanno la pretesa di essere nè esaurienti nè esaustive.

LEGA NORD

La Lega, come a tutti noto, ha nella provincia di Varese la sua origine, la sua culla, il suo brodo di coltura.
Bossi è di Cassano Magnago, Maroni di Lozza, Reguzzoni di Busto come di Busto è il suocero Speroni, Giorgetti, segretario nazionale, è di Cazzago Brabbia ed è cugino, guarda caso, di Massimo Ponzellini, Presidente della Popolare di Milano(guarda sempre caso, la POPMILANO è oggi l'Istituto di credito più vicino alla Lega). E tanti altri esponenti locali e nazionali sono nati o vivono in provincia di Varese.
Osservo peraltro che, malgrado ciò, non è che alle ultime comunali del 2006 la Lega abbia ottenuto a Busto risultati eclatanti: 4.938 voti pari al 13,3% che hanno portato in consiglio 5 esponenti leghisti su 30 consiglieri .
Alla Lega riconosco di aver proposto per prima il federalismo come modello generale di governo che alleggerisce lo stato centrale e aumenta competenze, materie di spesa e correlative fonti di finanziamento degli enti periferici, Regioni e Comuni in particolare. USA , Germania e Svizzera sono gli esempi più significativi di stati   latu sensu federali , anche se c'è differenza tra Confederazioni e Federazioni. Il federalismo in astratto assicura maggiore efficienza, migliore allocazione delle risorse, maggiori capacità di risposta ai bisogni locali, minori sprechi e responsabilizza di più i governanti locali che sono sottoposti ad un giudizio  "da vicino" dei cittadini che, sempre in astratto, dovrebbero essere in grado di giudicare chi li governa sulla base dei risultati raggiunti con la gestione di risorse generate dal territorio. Oltretutto il federalismo mette in concorrenza "virtuosa" le regioni tra di loro, i comuni tra di loro e, sempre in astratto, dovrebbe costringere ad emulare gli amministratori più efficienti. In linea di principio anche io riconosco validità ad un approccio "federalista"
Il federalismo, lo ricordo, è disciplinato dal titolo V della Costituzione ed è stato introdotto nel nostro ordinamento con una serie di decreti delegati recentemente approvati o in corso di approvazione (federalismo demaniale, decreto Roma capitale, costi standard, federalismo regionale, federalismo municipale,). L'iter non è stato ancora completato e sottolineo anche che nei giorni scorsi è stata prorogata di sei mesi la delega al governo in materia, forse perchè la Lega si è accorta che sul breve il federalismo si traduce in un consistente aumento di imposte locali senza alcun sgravio sulla fiscalità centrale.
Perchè deve essere chiaro che l'attuazione pratica delle norme approvate richiede tempi lunghi ed è ricca di insidie e di incognite e che con l'enorme stock di debito pubblico che abbiamo, margini di manovra ce ne sono pochi.
Ma dove la lega  dimostra tutti i limiti di una "visione corta" è nella sua "visione del mondo".
a) in una economia irreversibilmente globalizzata la sfida si vince lanciandosi in mare aperto animati dallo spirito di Ulisse
     la Lega propone un modello "difensivo" fatto di chiusura alle persone (posizioni sulla gestione dei  flussi migratori), di chiusura alle merci (proposta di dazi e di misure di contenimento), al confronto con altre culture.
b) in una economia globalizzata è necessario aumentare il livello culturale ed avere piena padronanza della lingua, l'inglese, che veicola le informazioni a livello planetario
      la Lega si rifugia nelle tradizioni locali, nelle lingue locali, in una visione che guarda indietro e che ci guarda con occhi dallle capacità limitate
c)  in una economia globalizzata solo presidiando i settori strategici con propri grandi gruppi nazionali che operinino con logica multinazionale, in definitiva solo con la presenza forte della "grande industria" che sola può garantire economie di scala e risorse da dedicare a ricerca e sviluppo, si può affrontare la sfida
      la Lega "vede" solo artigiani, piccola imprenditoria, piccolo commercio, tutti settori rispettabilissimi ma che nella sfida globale  non contano niente. Basti pensare che anche i distretti, che sono una visione avanzata del localismo, sono stati spazzati via come fuscelli dal mutamento dei rapporti di forza in atto, che molti chiamano impropriamente "crisi"
d)    i paesi avanzati sono tutti multietnici, basti pensare a città come Parigi, Londra, New ork, Berlino
       la Lega ha un atteggiamento di netta chiusura al riguardo
e)   bisogna prendere definitivamente atto che nel contesto sopradelineato certe produzioni non si possono più fare in Italia per cui bisogna sostituire le "fabbriche" che chiudono con altre "offerte": ad esempio offerte in campo turistico e culturale che ci vedono per contro perdere continuamente posizioni
     la Lega non è entrata minimamente i questo ordine di idee
f) per contare a livello internazionale occorrono auterovolezza e carisma dei propri rappresentanti
    non mi sembra che le "esternazioni" di gente come Borghezio, Calderoli, il nostro Speroni vadano in questa direzione.
In definitiva mentre è sempre più vitale "volare alto" per non coccombere, la Lega vola molto basso e di questo volare basso si compiace
Infine osservo che mentre all'inizio lo slogan "Roma ladrona" marcava una differenzazione tra i leghisti e il resto del mondo politico, mi sembra che ora i leghisti abbbiamo completamente assimilato il modello romano sia nelle sue applicazioni a livello centrale che a livello locale.
Tralascio di commentare il concetto di "Padania", che non esiste ed è concetto inventato per far  breccia sulla "pancia" delle masse popolari, i riti celtici, le proposte di secessione, che colloco nella categoria del folclore anche se mi rendo conto che sono efficaci nei confronti delle masse culturalmente meno provvedute.
I pochi tratti che ho sopra delineato non hanno certo la pretesa di essere una analisi completa del "fenomeno" Lega ma quello che ho voluto sottolineare è che mentre sarebbe necessario avere una visione prospettica chiara ed alta, la Lega ha una visione ridotta e che guarda prevalentemente all'indietro. Quanto al modo di governare, mi sembra che la Lega abbia rapidamente assimilato i comportamenti discutibili e censurabili che venivano rimproverati alla prima Repubblica.
Oggi mi fermo qui. Domani parlerò del PDL e del suo leader
     

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