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domenica 18 novembre 2012

DOMENICO SCARLATTI E LA MUSICA DEL SETTECENTO

Avevo pensato di dedicare il post odierno a Mario Monti ed al bilancio del suo governo ad un anno dal suo insediamento. Poi ho pensato che è domenica, che fa freddo, che oggi pomeriggio andremo a Milano al "Piccolo" dove Gabriele Lavia mette in scena il  "Tutto per bene" di Pirandello e allora ho cambiato programma. Di Monti parlerò domani. Oggi giornata tranquilla cultural-sportiva: a fine giornata gran premio di formula uno e, a seguire, il Dr. Why al "Billiard Café " a trenta metri da casa mia. Ieri sera  al GHOST di Legnano in una gara che vedeva presenti tutti i migliori della provincia di Varese mi sono ritrovato "primo" dopo trenta domande; poi sono calato ma comunque è stata la prima volta in cui sono stato "primo", anche se per un breve periodo, e questo vuol dire che se metto a fuoco certi automatismi posso battermi alla pari con i migliori ( in fondo gioco solo da Settembre). Stamattina ho cominciato la giornata con le sonate di Domenico Scarlatti per cui parleremo di musica.
Inquadriamolo storicamente: nato a Napoli  il 26 Ottobre 1685, morto a Madrid il 23 Luglio 1757.
Grande anno il 1685 per la musica: nascono Scarlatti, Bach (1685-1750), Handel(1685-1759)
Tutti e tre sono stati di fatto attivi nella prima metà del settecento e sono i più autorevoli compositori di quella che noi chiamiamo "musica barocca". Quanto a Scarlatti è famoso per le sue 555 (avete capito bene) sonate per clavicembalo, ma scrisse anche un considerevole numero di opere, di pezzi di musica sacra, musica da camera e musica per organo.
Quello che colpisce, in tutto il settecento musicale, è la straordinaria quantità di composizioni che i musicisti sono riusciti a produrre durante l'arco di vite che spesso si interrompevano presto ( Haydn 104 sinfonie e un gran numero di concerti, trii, quartetti,) Mozart 41 sinfonie e innumerevoli          concerti, oltre a tante opere liriche, Vivaldi  329 concerti per strumento solista oltre alle celeberrime 4 stagioni . Questo si traduce per l'ascoltatore moderno in un impressione generale di "ripetività", e questo è vero anche per Mozart, ma se si va a scavare un po' meglio, ci si accorge che ogni "composizione" ha una sua vita autonoma e non è mai uguale alle altre.
Torniamo a  Scarlatti: divenuto nel 1701 ( a 16 anni, chissà se era un "bamboccione") organista della cappella reale di Napoli, debutta in teatro nel 1703 con l'opera "L'Ottavia restituita al popolo" poi si trasferìsce a Roma (fu maestro di cappella in San Pietro dal 1715 al 1718), quindi a Lisbona dove si ferma dal 1719 al 1727. Nel 1729  ultimo spostamento  a Madrid  dove si ferma 25 anni come maestro di musica della regina. Durante questo lunghissimo periodo stringe amicizia con Farinelli, il più celebre cantante (castrato) d'Europa, anch'egli alla corte spagnola.
La musica barocca, dicevo, e la musica della seconda metà del settecento possono dare l'impressione di ripetività. Io, invece, ad ascoltarle, mi rilasso per cui dopo Scarlatti metto su Pachelbel (Norimberga 1653 - Norimberga 1.706) il più famoso organista della seconda metà del seicento di cui sono largamente consociute la "Chaconne in fa" e il "Canone e Giga" 












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