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giovedì 1 novembre 2012

LE TABELLE ISTAT SULL' INDEBITAMENTO NETTO E SUL DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Torniamo a parlare di numeri.
L'ISTAT ha pubblicato il 22 Ottobre le tavole di notifica sull'indebitamento netto e sul debito delle Amministrazioni Pubbliche già trasmesse il 27 Settembre alla Commissione Europea in ottemperanza agli impegni presi con il Trattato di Maastricht. Il trattato obbliga infatti i Paesi dell'Unione Europea a trasmettere due volte l'anno (entro il 31 Marzo e entro il 30 Settembre) i "livelli dell'indebitamento netto" "le tabelle del debito delle Amministrazioni Pubbliche nonché altre grandezze di finanza pubblica"relative agli ultimi quattro anni precedenti. Inoltre ogni paese deve comunicare entro fine Settembre le previsioni per l'anno in corso relative a indebitamento netto, spesa per interessi e spesa per investimenti della P.A. e sono quelle contenute nella nota di aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza) presentato dal MINECONOMIA il 20 Settembre u.s.
Rammento che "i livelli di indebitamento pubblico"sono stimati dall'ISTAT mentre "il debito delle Amministrazioni Pubbliche" è stimato dalla Banca d'Italia nel "famoso" bollettino che mensilmente commento.
E parliamo di cifre, dunque, con buona pace di tutti coloro,e sono tanti nel nostro Paese, che credono si possa progettare, realizzare, governare prescindendo dai numeri.
INDEBITAMENTO NETTO( è l'aumento del debito formatosi nell'anno)
Nel 2011 l'indebitamento netto è stato di 61,758 miliardi pari al 3,9% del PIL. Dopo il picco del 2009 (82,752 miliardi) si è verificato un rallentamento nella formazione del debito(69,270 nel 2010 - 61,758 n el 2011). Per il 2012 viene previsto un debito netto di 41,213 pari al 2,6 del PIL
Il trend è in miglioramento ma va sottolineato che nonostante la politica di rigore di questo ultimo anno, ancora accumuliamo deficit perché il peso degli interessi sul debito pregresso è notevole e soltanto nel 2012 abbiamo iniziato ad accumulare un saldo primario consistente.
Rammento che il saldo primario è la differenza tra entrate dello stato ed uscite dello stato prima del pagamento degli interessi.
Il saldo primario è stato addirittura negativo nel 2009, ha fatto registrare un piccolo saldo positivo nel 2010 e 2011 ed è previsto raggiungere i 44,9 miliardi nel 2012 pari al 2,9 del PIL.
Considerato che negli ultimi cinque anni l'indebitamento netto è cresciuto ed il PIL è rimasto stagnante (PIL 1.576,5 mld nel 2008 - 1.519 nel 2009 - 1.533 nel 2010 - 1.579 nel 2011 - 1.564 previsto per il 2012) ne consegue che il debito pubblico è aumentato sia in termini assoluti che in percentuale sul PIL e precisamente dai 1.670,9 mld del 2008 (106,1 del Pil) ai 1.769,2 del 2009 (116,4 del Pil) ai 1.851 del 2010 (119,2%) ai 1.906 del 2011 (120,7%) ai 1976,,6 previsti per il 2012 126,4%)
Peggio di noi in Europa sta solamente la Grecia.
Gli interessi passivi pagati dal nostro Ministero dell'Economia sono sempre elevati per effetto dell'alto indebitamento e dell'alto SPREAD (81,3 MILIARDI NEL 2008,70,863 NEL 2009 - 71,13 NEL 2010 - 78,225NEL 2011 E 86,119 QUEST'ANNO pari rispettivamente al 5,2% nel 2008, 4,7 nel 2009 - 4,6 - 5,0 - 5,5 negli ultimi tre anni.
Se questo è il quadro generale per rimettere stabilmente in ordine le nostre grandezze economiche è necessario:
a) che il saldo primario sia almeno pari agli interessi che paghiamo. Il saldo primario lo si migliora con l'aumento delle entrate, e l'unico modo possibile è una lotta capillare all'evasione  perché la pressione sui soggetti che non possono o non vogliono evadere non è ulteriormente estensibile, e con la razionalizzazione delle spese( su questo fronte gli interventi possibili  costituiscono la "mission" dello "spending rewiew"; altrettanto decisivi la lotta alla corruzione ed un controllo stretto dei centri di spesa.
Pagare meno interessi è prevalentemente una questione di fiducia dei mercati(riduzione degli spreads) oltreché un arresto dell'aumento del debito.
b) che l'economia del nostro Paese torni a crescere. E non sarà facile perché in questi ultimi anni l'Italia si è deindustrializzata, l'ho scritto in numerosissime occasioni, e bisogna individuare con chiarezza in quali settori  dobbiamo concentrate i nostri sforzi per compensare quello che abbiamo perso, spesso irreversibilmente.
Una "mission" difficile  per l'Italia nel prossimo futuro. CE LA POSSIAMO FARE? YES, WE CAN.
MA E' NECESSARIA UNA VIRATA DI 180 GRADI  NEI COMPORTAMENTI DI TUTTI I SOGGETTI  INTERESSATI, IN PRIMIS, OVVIAMENTE, LA POLITICA CHE IN QUESTI ULTIMI ANNI HA DATO MISEREVOLI PROVE DI SE ED E' LA PRINCIPALE RESPONSABILE DEL DECLINO DEL PAESE.

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